Economia

Morbosità della disgrazia

Morbosità della disgrazia

Qualche giorno fa, il Presidente della Repubblica aveva chiesto al sistema dell’informazione di non abbandonarsi alla morbosità nel trattare della violenza, specie quando i protagonisti sono dei minorenni.

Nel breve volgere di qualche ora quella morbosità si è impadronita di quasi tutti gli spazi, e lo stesso Presidente non ha saputo far altro che prendere parete alla triste recita.

Nel denunciare l’uso spettacolare della violenza il Presidente aveva tutte le ragioni. Non ci vuol molto a capire che rendere così famosi, quindi a loro modo eroici, i ragazzi che vanno a violentare ed accoltellare una loro compagna non è rendere un buon servizio al quieto vivere collettivo. Intendiamoci: i fenomeni di violenza sono sempre esistiti, e sempre esisteranno. Quel che il sistema dell’informazione non deve alimentare è l’istinto all’emulazione, che inesorabilmente aggredisce i meno intelligenti, quindi i meno dotati di carattere e freni inibitori.

Un esempio? I sassi lanciati dai cavalcavia. C’è stato un momento in cui, in Italia, sembrava che i ragazzi non sapessero far altro che lancirare sassi assassini. Adesso non accade più. Cos’è successo? E’ successo che il sistema dell’informazione ha spento i riflettori su quegl’imbecilli. Il che suggerisce l’ipotesi che sia stato un grave errore accenderli.

Allo stesso Presidente, però, non sarà sfuggita la morbosità che ha pervaso l’informazione sulla sciagura di San Giuliano. Fin da subito la macchina dello spettacolo ha cercato la migliore inquadratura del dolore, possibilmente di bambini, ed un colpevole da additare al pubblico. E fin da subito il colpevole è stato individuato e dato in pasto: il sindaco. Ma si, il colpevole è il signor sindaco, lo dice la madre spaventata, che glielo ha detto il parroco, lo rende evidente la sincerità della telecamera: era il sindaco a dovere impedire la morte di quei bimbi.

Si sono lanciati tutti in quella direzione, senza una cautela, senza un “ma”, senza neanche accorgersi che ? sotto le macerie c’era la figlioletta del sindaco. A quel punto? A quel punto si cambia colpevole: il progettista, la regione, insomma, qualcuno che non possa difendersi dietro un morticino da piangere. Lo avete visto questo spettacolo, e l’avete vista la domenica dei giullari che giullaravano sul nuovo copione: quanto siamo seri noi giullari che non ridiamo durante i funerali?

Non ho idea se quei bimbi siano morti per colpa di qualcuno o solo per il terremoto, se vi siano delle responsabilità cui far risalire il collasso della scuola. So, però, che quelle eventuali responsabilità vanno accertate nel più totale silenzio e dopo avere imposto lo spegnimento delle telecamere. Questo paese, altrimenti, farà finta di somigliare ad una democrazia trasparente, e, invece, sarà sempre più simile ad un villaggio senza altra legge che la rabbia ed il linciaggio.

Ecco, segnaliamo al Signor Presidente, un buon modo per difendere i nostri bambini. Vinca l’emozione e non si lasci sfuggire l’occasione.

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