Economia

Mummificati, per contratto

Mummificati, per contratto

Occhi bendati ed orecchie tappate, solo la bocca aperta, per straparlare. La classe dirigente italiana si sta riducendo così, e ne è sintomo il corale festeggiamento per un orrendo contratto dei metalmeccanici. Al governo, o, meglio, a quella roba che sta lì e non governa, dicono: siamo soddisfatti, grande

passo in avanti, ora ci occuperemo della produttività. Che è come fare il pedicure ad un malato di cuore, e quando ha finalmente un bel piedino affusolato dire: ora occupiamoci dell’infarto. Lo sanno tutti che è un contratto fuori dal tempo e dal mondo, ma ciascuno sparge la propria manciata d’incosciente ipocrisia, per portare a casa la propria fetta d’inconsistente successo.
I sindacati festeggiano, ma i lavoratori sono fregati. Ancora una volta si ritrovano ad essere tutti uguali, mettendo i ceppi ai piedi di chi vuole lavorare e guadagnare di più. In questo schema il sindacato ha il massimo potere ed il lavoratore la minima libertà. Prenderanno anche un premio economico perché il contratto biennale, dopo una trattativa di nove mesi, ne durerà trenta. Un formale uso dei soldi (pochi) per bloccare il cambiamento. L’industria ci rimette, perché la stragrande maggioranza delle imprese metalmeccaniche sono piccole o piccolissime, il che non è necessariamente e schematicamente un bene od un male, ma, certo, se quando si tratta di fare i contratti s’ingessa tutti allo stesso modo e si umiliano elasticità e premi alla produttività, restano solo i difetti del nanismo. Confindustria finisce con il rappresentare interessi in conflitto fra di loro, e si vede. Al governo, invece, basta campare, e promettendo di usare il fisco per favorire gli accordi, ma con un prelievo complessivo che continua a crescere, prende in giro tutti. Quei lavoratori che incasseranno un arcaico aumento s’accorgeranno presto, essendo anche consumatori e cittadini, che una porzione consistente se ne andrà in tributi diversi.
Il resto d’Europa si sforza di conciliare la storia e la realtà del proprio stato sociale con le sfide di un mercato sempre più aperto e con nuovi protagonisti, cerca di far convivere l’abitudine al benessere diffuso con l’attitudine a produrre ricchezza. Da noi non ci si sforza, si galleggia. Qui, senza politica, senza coraggio e senza idee, speriamo solo di mummificarci.

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