Economia

Postini, pensionati e scivoloni

Postini, pensionati e scivoloni

Il governo e la maggioranza hanno messo il piede su una saponetta, per dir di cose profumate. Nel giro di poche ore prima un ministro proclama la necessità di alzare l’età pensionabile e poi la maggioranza approva un emendamento (alla manovra finanziaria) destinato a trasformare in indennizzi economici le

reintegrazioni dei “precari”. Sono entrambe cose giuste: non regge un sistema con più pensionati che lavoratori e non possiamo permetterci di essere il Paese europeo con l’età media fra le più alte e quella dei pensionati fra le più basse; neanche regge un mercato del lavoro in cui è la magistratura a stabilire chi lavora e come. In ambedue i casi, però, il grosso errore sta nell’incapacità di dare un senso politico generale, quindi propositivo, alle cose. Segue la marcia indietro.
Quando si maneggiano interessi vitali, delle persone e del sistema produttivo, non si procede a spizzichi e bocconi, per interviste od emendamenti, ma si presentano idee che parlino al futuro ed a chi ci lavora. Le parole, poi, sono l’incarnazione del pensiero, quindi si dovrebbe piantarla con il parlare di “precari”. Il mercato del lavoro chiede elasticità, ed è quindi necessario assicurarla. La giustizia sociale chiede che il peso della flessibilità non cada, tutto e solo, sulle spalle di chi non ha un contratto a tempo pieno ed indeterminato. La sicurezza è certamente un valore, quindi la sua assenza va compensata. Noi, invece, abbiamo un fisco indifferente alla sicurezza, ed un sistema pensionistico che fa pagare di più chi è certo che non avrà mai le pensioni che sta finanziando. Un’ingiustizia. Di questa si dovrebbe parlare, nel momento in cui si ristruttura il mercato del lavoro, come del resto. Altrimenti passa l’idea che le caste dei garantiti stanno mazzolando gli esclusi.
I presentatori dell’emendamento hanno detto di essersi mossi per Poste Italiane, massacrate dai ricorsi persi. I giudici del lavoro danno torto perché ritengono violata la legge, con l’utilizzo ripetuto di lavoratori non stabilizzati per coprire bisogni strutturali, quindi non passeggeri. Se così stessero le cose, però, più che sanare con la furbata dell’emendamento si dovrebbe contestare l’errore all’azienda ed a chi la dirige. Non è bello, e non è giusto, essere duri con i postini e molli con i loro capi.

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