La povertà è stata veramente cancellata. Come da memorabile balconata. Patriotticamente occorre riconoscerlo ed esserne felici. Solo un filo di preoccupazione per la salute fisica dei poveri e mentale di tutti noi. Secondo l’Istat i poveri erano, nel 2017, più di 5 milioni, l’8.4% della popolazione. Enormemente cresciuti negli ultimi anni. Ci permettemmo di far osservare che “poveri” è un termine generico e che occorre conoscere la definizione che sta alla base di quella contabilità. Ci risposero che vivevamo in un altro mondo.
Ora l’Istat ci comunica che a far domanda per il reddito di cittadinanza sono stati poco più di 1 milione e mezzo. Di questi 415 mila non sono stati ritenuti idonei. Non erano poveri. Almeno non abbastanza. 126 mila li stanno esaminando. 982mila le domande accolte. Anche a volere tacere degli esisti relativi agli accertamenti campionari della Guardia di Finanza, che segnalano un tasso di frode superiore al ragionevole, il dato esaltante è che sono spariti 4 milioni di poveri.
La povertà non è stata sconfitta, ma, appunto, cancellata. Quella residua si trova più che altro al Sud, talché occorrerebbe far osservare che nel mentre i governatori leghisti (ma anche quello rosso dell’Emilia Romagna) si battevano contro i trasferimenti dal Nord verso il Sud i loro beniamini governanti li allargavano. Misero una sola condizione: mai agli stranieri. Cilecca: prendono la sovvenzione anche quelli.
Ergo: miracolo o raggiro. In realtà in questo mondo vivevamo più noi che i propagandisti della miseria. Il tutto senza dimenticare che, nelle parole dei balconisti, il reddito non era una elargizione a perdere, ma lo strumento per creare lavoro, mediante i mitici “navigator”. Ricilecca. O, meglio, quelli sono i soli che hanno trovato lavoro, temporaneamente temporaneo (a quando la sanatoria?), grazie alla trovata del secolo.
Ad ogni modo, guardiamo il lato positivo: abbiamo fatto il censimento dei poveri e sono risultati assai meno del precedentemente supposto. Ora si continua a giocare a mosca cieca, ma sul fronte dell’evasione fiscale.
Davide Giacalone