Economia

Problemone nella manovrina

Problemone nella manovrina

La “manovrina” contiene un problema gigantesco. Neanche si può dire che avere rinunciato all’aumento della benzina e degli anticipi Ires e Irap la qualifichi come priva di tasse. Ci sono, eccome. Per capire si deve ricordare che il governo ha ripetutamente negato la necessità di manovre correttive, ribadendo che non ci sarebbero stati problemi a rispettare il limite del 3% al deficit (quindi a confermare la singolare posizione dell’Italia, quale Paese con più solido, grande e duraturo avanzo primario, poi divorato dal pagamento d’interessi sul debito per una percentuale superiore al deficit). Noi prevedevamo il contrario. E così è stato.

Una volta ammessa la necessità di correggere i conti si è trattato di trovare i soldi. Ed è qui che si è fatto un ulteriore passo verso l’abisso: prevedere la vendita d’immobili pubblici non per abbattere il debito (come sarebbe sano), ma per compensare il deficit e finanziare la spesa, è una follia. Inoltre è una tassa, patrimoniale, perché non si preleva dalle tasche dei cittadini, ma dal loro patrimonio collettivo. Sempre prelievo è. Una famiglia che ha debiti divenuti insostenibili fa bene a vendere parte del proprio patrimonio e abbatterli, in questo modo recuperando respiro per tornare serena e produttiva; ma se quella famiglia vende per pagare il costo dei debiti e del proprio immutato stile di vita è evidente che si troverà presto con più debiti e meno patrimonio, quindi più povera. I due genitori vanno interdetti. Al governo, invece, se ne vantano.

In quanto all’uso della Cassa depositi e prestiti, cui quegli immobili sono destinati, occorre intendersi: se si tratta di un passaggio, in modo da avere un veicolo per le dismissioni, se ne può e se ne deve parlare, ma va anche codificato; se, invece, fosse la destinazione finale, oppure transitoria ma indeterminata, allora all’abominevole uso del patrimonio si sommerebbe la presa in giro. Con doppio impoverimento: sia sul lato patrimoniale che su quello dei conti Cdp, che resta pur sempre un pezzo dello Stato.

E’ vero che si fanno quadrare i conti del deficit, ma, al contrario di quel che hanno detto e che molti amano ripetere, questo genere di manovrina non solo non è indolore, ma ingenera una fitta lancinante: se diventa un precedente siamo rovinati. E lo siamo a tal punto da far sperare che l’arrivo del dottor Carlo Cottarelli, preposto ai tagli della spesa e proveniente dal Fondo monetario internazionale, non sia il ritorno a casa di un italiano, ma l’invio a domicilio del ragioniere che anticipa l’arrivo delle truppe commissariali. Prospettiva orrida, ma meno di vedere sperperare il patrimonio collettivo al solo scopo di dire che la stabilità è salva, l’equità della sinistra attiva e le sentinelle della destra vigili. Quel che vedo è gente instabile, passiva e abbioccata, pronta a tutto pur di non fare i conti con la realtà.

Pubblicato da Libero

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