Economia

Rallentati

Rallentati

Ci si chiede come mai l’occupazione cresca in modo vivace, mentre la produzione di ricchezza non abbia la stessa baldanza. Non c’è nulla di misterioso o di malevolo, in questo, semmai le radici dei problemi che continuiamo a rinviare anziché affrontare.

Si è andati avanti per mesi con il grafico raffigurante l’andamento dei salari, negli ultimi decenni: cresciuti in tutta Unione europea mentre rimasti inchiodati in Italia, se non addirittura diminuiti (il punto d’approdo era la pandemia). Anziché leggerci la ragione si è preferito specchiarvi il pregiudizio secondo cui i salari non sono cresciuti perché li si è volutamente tenuti bassi, per micragnosità o per accrescere i profitti. Invece si deve guardare l’andamento dei salati e quello della produttività, per scoprire che camminano assieme. Quindi il nostro problema è la produttività. Il che ci riporta all’occupazione che cresce.

A dicembre si è potuto constatare che, nel corso del 2023, gli occupati erano cresciuti di 456mila unità, raggiungendo un totale di 23,7 milioni di persone al lavoro. Nei mesi più lontani erano cresciuti soprattutto i contratti a tempo indeterminato, mentre in quelli più vicini c’è stata una ripresa di tempo determinato e autonomi. La disoccupazione ha fatto segnare, a dicembre, un -0,2%. Bene, ma nello stesso mese gli inattivi sono cresciuti dello 0,2% (arrivando alla bellezza del 33,2% della forza lavoro potenziale) mentre gli occupati, in rapporto alla popolazione attiva, è vero che crescono, ma siamo al livello più basso dell’intera Unione europea. Per forza che cresciamo meno: lavoriamo in meno.

Quei 456mila lavoratori in più sono un’ottima cosa, ma si accompagnano a un numero altissimo di offerte di lavoro che non riescono a essere soddisfatte perché il mondo produttivo non trova le persone con le qualifiche che cerca. Ma se scarseggiano i lavoratori con una buona formazione e aumentano gli occupati è segno che si sono assunte molte persone non specializzate, quindi capaci di portare meno valore aggiunto e generare meno produttività. Magari animate dalla più grande buona volontà, ma questo spiega il perché quella spinta occupazionale non ha la stessa energia produttiva e, quindi, si attesta su salari meno alti. E si torna alla casella iniziale.

Purtroppo si è chiusa la parentesi in cui l’Italia è cresciuta più della media europea. Sono stati tre anni molto positivi, in cui il primo conteneva una buona dose di rimbalzo (eravamo quelli che erano più receduti e non avevamo, come non abbiamo, ancora recuperato le posizioni pre 2008), mentre il secondo e il terzo avevano l’abbrivio dato da una buona spinta reale. Che discendeva dal fatto che l’Italia competitiva, quella in cui la produttività non era stata stagnante (e neanche i salari), aveva preso nelle vele il vento forte delle riaperture e della ripresa. E c’era fiducia, che conta. Fine, da quest’anno si torna – secondo tutte le previsioni – a crescere meno della media europea.

Non resta che rassegnarsi? Giammai. Ma va scosso il mondo della formazione, senza slogan e annunci ma selezionando prima le cattedre e poi i banchi, ascoltando le esigenze della produzione e togliendoci dalla testa che possa essere una faccenda di competenza regionale (in Trentino discutono se fare o meno gli esami di riparazione, manco fosse una questione dialettale). Piantiamola di considerare un diritto di cittadinanza campare sulle spalle di altri. Osserviamo la distanza fra Nord e Sud e decidiamoci a usare il Pnrr non per contabilizzare gli incassi, ma per modernizzare le infrastrutture e dare corpo alle riforme e alla concorrenza, senza continuare a difendere chi meno produce e più usa le rendite. Negoziamo i 29 contratti collettivi scaduti (su 44).

Siamo stati rallentati dalla complicità di categorie che sperano di ciucciare soldi dei contribuenti e di politici multicolori che non hanno trovato cultura e coraggio per opporre resistenza in nome degli interessi collettivi. Il che, coerentemente, ha impoverito l’Italia.

Davide Giacalone, La Ragione 2 febbraio 2024

 

Condividi questo articolo