Economia

Ricucci ed i salotti

Ricucci ed i salotti

Stefano Ricucci avrebbe raggiunto la soglia del 20 per cento in Rcs, il che significa che è ad un passo dal lancio di un’Opa, oppure dal rientro. Restare in quella condizione, con un patto di sindacato che lo esclude da ogni possibile ruolo, non avrebbe senso.

La prima cosa da dire, quindi, è che deve essere deprecata ogni pratica che, allo scopo di fermare Ricucci, finisca con l’ostacolare il libero corso di leggi e mercato. Se l’Opa sarà lanciata il patto di sindacato sarà azzerato. Chi vuol tenersi il Corriere della Sera metta i soldi sul tavolo, e ne metta più di Ricucci. Il patto di sindacato è così forte che potrebbe anche portare la società fuori dalla Borsa, ridare i soldi a Ricucci e toglierselo dai piedi. Questo potrebbero fare se fossero capitalisti, e non intestatari di debiti.

La puzza sotto al naso dei soci “nobili” non ha proprio ragione d’essere. Il quotidiano milanese non è oggi (come non lo era ieri) al riparo della loro diretta influenza, la quale è stata puntualmente esercitata quando lor signori ne avevano convenienza. Pertanto la finiscano di atteggiarsi a verginelle scandalizzate. Né avrebbe senso la spocchia da “salotto buono”, perché su quelle poltrone s’accomoda chi è costato assai alla collettività, senza che ci sia mai stato possibile scorgere il lato elegante e raffinato della cosa.

Il problema di Ricucci, però, non sono le buone maniere o il passato blasonato, ciò che gli occorre non è il gradimento di chi crede di essere quel che non è, il problema di Ricucci sono i soldi che maneggia. Un imprenditore serio (perché ha fatto i soldi producendo e vendendo qualche cosa) come Della Valle ha avanzato dubbi pesanti sull’origine di quei soldi. Il Sole 24 Ore, sebbene in modo niente affatto disinteressato, ha messo nero su bianco la stranezza di quell’accumulazione. Negli anni in cui Ricucci afferma di avere fatto i suoi migliori affari dichiarava al fisco il reddito di un poveraccio. Tutto questo non può passare in cavalleria, non può essere archiviato nel file delle scaramicce ed offese personali.

Ci sono autorità preposte a controllare, lo facciano. Tanto per quel che riguarda il personale patrimonio di un cittadino italiano, quanto per quel che riguarda l’eventuale spropositato favore avuto da istituti bancari. Quando i due contendenti lavorano a debito, è il creditore, alla fine, a menar la danza. Si faccia chiarezza. Perché la morale della favola è questa: il patto di sindacato e Ricucci non sono due potenze, ma due debolezze, ci manca solo che dietro ci sia anche di peggio.

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