Economia

SaltinBanca

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Il mercato di riferimento è europeo. Lì devono crescere banche di dimensioni continentali e in concorrenza fra loro.

Il mercato di riferimento è europeo. Lì devono crescere banche di dimensioni continentali e in concorrenza fra loro, in modo da accompagnare la crescita di produttori europei, capaci di reggere la competizione nel mondo. Le banche con il santo patrono incorporato furono buone per le elemosine e i potentati feudali. Se sanno competere crescano, se non ci riescono saranno assorbite. Serve avere le idee chiare su quali sono l’indirizzo da seguire e le regole da rispettare, senza cambiare direzione a ogni angolo di strada.

Quando Unicredit mosse alla conquista di Commerzbank la notizia fu ripresa con un certo orgoglio italico. Facemmo osservare che il primo azionista di Unicredit è un fondo statunitense, nella qual cosa non vi è nulla di male ma toglie fascino allo sventolio delle bandiere. Il governo tedesco oscillò: prima su una posizione corretta di estraneità, poi sbagliando e schierandosi contro. La cosa qui fece indignare. Ora che Unicredit punta (?) a Banco Bpm il governo italiano fa la stessa cosa che fece quello tedesco. Non è furbo, è sciocco.

Operazioni di questo tipo non devono essere concordate con i governi. I governi che lamentano la mancata concordia preventiva non hanno chiaro il loro ruolo europeo e si orientano a un passato in cui l’azionariato pubblico era effettivo dominio del sistema bancario. I governi intenzionati a far valere impropriamente il loro peso politico finiscono con il far crescere la pesantezza della politica perdente. Se, per dire, si vuole che Banco Bpm (nel cui azionariato già si trovano operatori non italiani) abbia un assetto societario che favorisca l’assorbimento del Monte dei Paschi di Siena, si dimostra una debolezza che rasenta la disperazione, visto che Mps è posseduto dallo Stato dopo essere andato in bancarotta e la difesa del valore di quella specifica posizione finisce con il danneggiare l’affidabilità e il valore complessivo del sistema bancario e produttivo italiani. Il che vale per ogni partecipazione statale europea, ma in Italia con una particolarità, che si tace ma non si può dimenticare: le nostre banche sono in buona salute, ma gonfie di titoli del debito pubblico. Cosa di cui dobbiamo essere loro grati, ma comporta che il rischio bancario diventi statale e quello statale diventi bancario. Una moltiplicazione del rischio che si eleva a potenza se qualche incosciente pensa ancora di tenere l’Italia fuori dai sistemi di sicurezza dello spazio bancario europeo. Mes compreso.

Tutte ragioni per cui se istituti bancari radicati in Italia (l’italianità non esiste) si fortificano in casa e si espandono nello spazio comune, dovremmo vedere la cosa con ragionato favore. Se, invece, si pensa alle banche come ai forzieri in cui trovare appoggi per risolvere pasticci e troppi debiti, allora è bene che cittadini, contribuenti ed elettori sappiano riunire queste tre loro nature e capiscano che, prima o dopo, pagheranno il conto.

Il mercato deve essere libero di funzionare, ma per farlo deve essere liberato dall’opacità. A questo dovrebbero servire le Autorità di garanzia e a questo i governi dovrebbero tenere. Ad esempio, l’offerta Unicredit è tanto bassa da non essere piaciuta, ma anche da far pensare che forse lo scopo è diverso dall’annunciato. Forse l’annuncio pubblico serve a bloccarne altri, magari con il predatore che si ritrovi a essere preda. L’ingenuità con cui taluni governanti hanno strillato a difesa del patto con una banca – per cederne un’altra – riconduce alla partita ancora aperta su Generali. Che coinvolge gli equilibri in Mediobanca ed è figlia di una storia che avrebbe dovuto portare dall’Italia di Enrico Cuccia a quella europea, ma s’è fermata per strada.

E qui sì che siamo sul terreno in cui la politica incontra il potere economico e con questo può anche scontrarsi, nulla dovendogli concedere e non cedendogli assicurargli un mercato in cui lavorare e crescere. Ma stiamo parlando della politica che incarna lo Stato, non di quattro petulanti che lo scarnificano.

Davide Giacalone, La Ragione 27 novembre 2024

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