Economia

Satanismo fiscale

Satanismo fiscale

E’ Satana a far crescere la potenza delle sette sataniche, o sono le sette sataniche a far crescere la fama di Satana? Non credendo nel maligno, propendo per la seconda ipotesi. Siccome viviamo in epoca di satanismo fiscale, vi propongo alcuni dati che ripropongono il dilemma, ma in materia assai più terrena. Dice il commissario europeo al fisco e alle dogane, Algirdas Semeta (non lo avete mai sentito nominare? neanche io, e sarà certamente colpa mia: trattati di politico lituano, cui la scombiccherata Ue assegna il compito d’occuparsi anche delle mie tasse, che il cielo ci aiuti), dice che l’economia sommersa ammonta a un quinto dell’economia italiana. Sono andato a guardare i dati elaborati dalla Commissione europea, scoprendo che è di più: 21,2%. Prima di partire con la consueta tiritera sugli italiani evasori, però, guardiamo gli altri dati.

La media dell’economia sommersa, quindi in evasione fiscale, per l’intera Ue, ammonta a 19,2. Non molto distante dalla nostra. In Germania, residenza d’ogni virtù, si colloca al 12,8. Che non è poco. Esemplare il Lussemburgo, con il suo striminzito 8,2. Ma esemplare di che? Forse delle basse tasse sui guadagni societari, che non solo disincentivano le fughe, ma favoriscono gli arrivi. Grazie a quella bassa tassazione i lussemburghesi prendono soldi da società che sarebbero italiane, francesi o tedesche, non fosse per loro conveniente divenire sudditi del granducato.

Ora guardiamo un altro dato: nel 2000 i flussi relativi a fondi d’investimento, hedge fund, gestioni societarie e società, in uscita dall’area Ue e diretti verso le Isole Cayman, erano calcolati in 300 miliardi di dollari, oggi sono tre volte tanti, 900. L’analogo flusso verso la Svizzera, ad esempio, cresce molto meno, perché la confederazione è (era) un paradiso del segreto bancario, non un paradiso fiscale. I soldi (non dichiarati) depositati in attesa che il loro proprietario ne goda se ne possono anche stare in Svizzera, quelli che producono ricchezza vanno dove la tassazione è più favorevole.

Morale (si fa per dire) della favola: c’è una concorrenza fiscale interna all’Unione europea, che riguarda le aziende, ma anche le persone fisiche (se un pensionato straniero compra casa in Portogallo o in Spagna lo accolgono a braccia aperte, gli danno il permesso di soggiorno e gli fanno lo sconto fiscale); e c’è una concorrenza esterna, favorita dal vivere in un mercato globalizzato, ove ogni luogo si raggiunge usando non solo l’aereo, ma più comodamente il computer. Se si prova a tassare le transazioni finanziarie, come con la demenziale Tobin tax, quelle si trasferiscono a Londra, quando non a Hong Kong, se si prova a sequestrare i profitti societari, tassandoli ripetutamente e troppo, emigrano le società. Al Lussemburgo capita di accoglierle e all’Italia di salutarle, con il risultato che il primo sarà più ricco e la seconda più povera.

A questo punto sono pronto per subire un rito vudù, a cura dei satanisti fiscali. I loro spilloni trafiggeranno la mia effige, rea di avere sostenuto che l’alta fiscalità è la via maestra verso la povertà. Con l’aggravante di aggiungere che il sommerso è fatto di due cose: a. criminalità, da reprimere; e b. vitalità, da non sopprimere. Mi difendo non credendoci e osservando che senza una comune politica fiscale i paesi dell’euro continueranno a dilaniarsi, con quelli in difficoltà che si faranno tenere a galla dal sommerso. Inorridiranno gli europeisti per caso e avranno un travaso di bile i giustizialisti fiscali, ma i numeri dimostrano che cercare di comprimere deficit e debito pubblico mediante tasse più alte porta solo a depredare i propri cittadini per dare agli operatori finanziari altrui.

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