Entro in una discussione che ha visto contrapposti il direttore, Vittorio Feltri, ed Alberto Mingardi, la faccenda delle annunciate liberalizzazioni. Fra penne puntute è bello duellare, ma ho l’impressione che ne manchi il motivo. Il decreto Bersani non va osteggiato perché liberalizza, ma criticato perché lo fa poco ed in modo sbilenco.
Muove un passettino nella giusta direzione, e va detto senza remore, ma s’inchioda su questioni di grande rilevanza. Magari fosse una scelta di liberalizzazioni, che, in quel caso, applaudirei in piedi senza in nulla crucciarmi per le vuote armate degli schieramenti.
Il punto è questo: per anni c’è stata servita la sbobba della “concertazione”, ovvero della necessità che il governo concordi con le corporazioni le scelte da farsi. Si deve concertare con i sindacati, naturalmente, ma lo si deve fare anche con i magistrati. Per anni c’è toccato deglutire appelli alla concordia, al fare squadra, a non “lacerare il tessuto sociale”, lanciati da tutti i portatori d’interessi particolari, dalla supponenza moraleggiante della sinistra ed anche dal Quirinale. In questo brodo rancido s’è affogata la volontà riformatrice del centro destra, che se (e dico se) avesse trovato la forza interna per muoversi avrebbe dovuto fare i conti con la piazza e con i salotti, con le aule di giustizia e con le redazioni dei giornali. Brutta storia. Se Bersani fosse stato ministro del governo Berlusconi oggi più di un pensoso custode della pubblica morale obietterebbe: roba da matti, vuol far fare le cooperative ai tassisti essendo uno sponsor sponsorizzato della più grande centrale cooperativa; scandalo, vuol mettere le medicine nei supermercati, essendo ricambiato amico delle grandi catene di distribuzione; vuol punire gli avvocati per strizzare l’occhio ai magistrati. E così via. Ma Bersani è ministro di Prodi, la concertazione non vale più e non si può tirare in ballo il conflitto d’interessi. Non di meno quelle liberalizzazioni andrebbero appoggiate, se fossero tali.
Ma poi leggi il decreto e ti accorgi che è una camomilla. I principali alleati di Bersani sono i tassisti, che gli fanno fare la figura del riformatore. Leggi Mastella, e capisci che la camomilla sarà tiepida. Messa nel bicchierino e servita nel saloon sembra bourbon, ma è camomilla.