Economia

Società ad irresponsabilità illimitata

Società ad irresponsabilità illimitata

Nella società dei telefoni adesso si scrivono le lettere, e questa regressione comunicativa la dice lunga sul caos che si agita in Telecom Italia. Si mescolano questioni diverse, mentre le narici percepiscono un sottostante odore di marcio. Guido Rossi è stato chiamato, da Tronchetti Provera, alla guida di Telecom ed incaricato di salvare il salvabile.

Il nuovo presidente non ha competenze specifiche nelle telecomunicazioni, ma non cambia il management, tenendosi quello che c’era e che già non andava d’accordo. Nel frattempo si logorano i rapporti con Tronchetti e Rossi preferisce il ruolo di difensore degli interessi della società, non di quelli di un singolo azionista. Giusto. Presenta al consiglio d’amministrazione un piano industriale scialbo, che il mercato ha valutato per quel che era. Due consiglieri, legati a Pirelli, votano contro, gli altri a favore. Ora 13 di questi (in tutto sono 20) si svegliano e dicono che il piano non andava bene, il che significa che sono loro a non aver fatto il loro dovere. Riassunto: azionista di riferimento in minoranza, presidente in minoranza, amministratori che votano quel che non condividono. Una specie d’irresponsabilità illimitata.
Ma lo scontro non è sul piano industriale, che si ha l’impressione non interessi a nessuno, bensì sul rapporto con gli spagnoli di Telefonica. E qui la faccenda si fa delicatissima. Secondo i 13 Rossi non avrebbe portato in consiglio una bozza d’accordo preliminare, ma il presidente risponde in modo nettissimo: mai esistito nulla, mai discusso in modo vincolante. Se ha ragione Rossi, però, cos’è che altri hanno raccontato al mercato, per giorni, favoleggiando di alleanze e sinergie, provocando sommovimenti di Borsa?
A proposito di sinergie: tutti ne immaginavano molte in Sudamerica. Scrissi che semmai erano gli spagnoli a poter alienare la loro compagnia mobile in Brasile, Vivo, per poi entrare in Tim Brasil. Da quel momento è tutto un ripetere: Tim Brasil non si vende. Lo stesso D’Alema ha sentito il bisogno di sottolinearlo: è un bene che non si venda. Al contrario di quel D’Alema pensa, in Brasile noi italiani non siamo noti solo per Fiat e Pirelli, ma anche per Cirio e Parmalat, che avevano lo stesso amministratore di Tim Brasil. Tanta passione tricolore è in cerca di una spiegazione.

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