Economia

Sottosviluppati d’Europa

Sottosviluppati d'Europa

La resa dei conti s’avvicina. Ed è un bene. L’Italia vive in una bolla illusoria, gonfiata di chiacchiere e popolata da commedianti. C’è chi recita la parte del disastro consumato, chi quella dei trionfi imminenti. Incoscienti immaginari, colleghi nel vaniloquio. Suggerimmo di attendere i dati del primo trimestre, convinti che in quelli ci sarebbe stato l’oroscopo del 2016. Non ci sono ancora (il trimestre è in corso), ma è disponibile la stima dell’Istat: +0.1%. Non è poco, è niente. Se anche l’Istat sbagliasse e fosse il doppio, sarebbe comunque la metà del primo trimestre 2015. In queste condizioni non è che non s’arriva all’1.6 previsto dal governo (corretto, a voce, all’1.4), ma neanche all’1. Resteremmo allo zerovirgola. I sottosviluppati d’Europa.

A questo si aggiungano i dati sul gettito fiscale. Dopo la nenia brodosa delle tasse già tagliate, questi sono i numeri: crescita del gettito, per il 4%, nel 2015 rispetto al 2014; nel gennaio scorso la crescita è del 4.7, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Disaggregando i dati e studiandone la composizione si possono fare diverse considerazioni, ma nessuna è in grado di mettere in ombra la più evidente realtà: la raccolta fiscale cresce a un ritmo di quattro o cinque volte superiore alla crescita della ricchezza prodotta. Detto in modo diverso: lo Stato succhia più sangue di quanto il corpo riesce a produrne. Poi non ci si chieda il perché della debolezza. Né ci si rivolga agli economisti, o presunti tali, per comprendere quale può essere l’esito di una simile condotta. Basta il buon senso: dissanguamento.

La cosa imbarazzante, per chi lo dice e per chi lo riscrive e pubblica o trasmette, è che si pretende di ricondurre tutto a una diatriba fra contabili italiani e ragionieri europei. Come se la non apertura ufficiale di una procedura d’infrazione, da parte delle autorità dell’Unione, comporti la conquistata serenità e la riacquisita sovranità. Bubbole: a un individuo con la cirrosi epatica i medici dicono di non bere alcolici, se quello insiste e la spunta non è che ha imposto la sua volontà e libertà, ma s’avvicina il momento in cui dettare le ultime volontà ed essere rinchiusi in una scatola di legno. Non solo è imbarazzante, ma è raccapricciante che si consegni alla contabilità europea il ruolo di sola opposizione all’andazzo suicida. Tanti sono i critici del governo, in casa nostra, ma sembra che ciascuno voglia rimproverare qualche soldo non dato, rinunciando a inchiodarlo per quelli non tagliati. Tanti sono pronti a scagliarsi contro questa o quella tassa, ma ne vedo pochi (e talora nessuno) pronti a mettere analoga foga nel reclamare il taglio della spesa e l’abbattimento del debito. Un’accolita di minorenni viziati.

I soli tagli veri alla spesa pubblica li dobbiamo alle autorità europee, e specificamente all’operato della Banca centrale, che ha ridimensionato la spesa per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Ma invece di approfittarne per cambiare musica abbiamo preferito dare bonus agli orchestrali, di modo che la loro cacofonia non metta in dubbio il ruolo, tronfio e inutile, del direttore. Peccato che proprio questo sconcertante concerto concorre a rendere vana la politica d’espansione monetaria, così mettendo a repentaglio il solo scudo che ci divide da una nuova speculazione contro l’Italia. Se a quello si giungesse sarebbero già pronte le legioni dell’inutilità: chi a dare la colpa all’euro, chi all’Europa, chi al passato, chi agli iettatori. La sola cosa in cui ci s’impegna è trovare qualcosa o qualcuno su cui scaricare le colpe. Nostre.

I dati prima ricordati non ammettono repliche: o si alleggerisce il peso delle rendite e delle inutilità, che grava sulle spalle dell’Italia che lavora, esporta e produce ricchezza, oppure vinceranno i mantenuti, uccidendo chi li mantiene. Assecondare il processo con l’immoralità dei bonus, ovvero del diritto ad avere senza alcun obbligo a dare e fare, serve solo a intontire la collettività. Quei dati dicono che la resa dei conti si avvicina. E non sarà con la Commissione europea, quello è solo un dettaglio secondario. Sarebbe stato meglio avere lucidità e forza di accorgersene da soli. Ma meglio un brusco risveglio che ronfare nel mentre il gas avvelena l’aria.

Pubblicato da Libero

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