Incrociando i dati della Banca d’Italia, sul costo della vita al Sud, con i commenti successivi, si ha l’impressione di vivere in un Paese di matti. Si dovrebbe cercare di capirli e di coglierne il lato positivo, invece di tirarseli sulla schiena. Due esempi chiariscono molto. Il costo della vita sarebbe inferiore del 16,5%, ma una delle voci che segnano la maggiore distanza è relativa agli affitti delle case, con un meno 42,1, lo studio, però, avverte che la prima percentuale si riduce al 10%, se si tiene conto degli “affitti reali”. Significa che gli affitti sono largamente in nero, con equivalente evasione fiscale, ma il loro costo reale, per i cittadini, è superiore a quel che appare. Secondo esempio: le assicurazioni costano il 19% più che al Nord. Il premio è più alto perché maggiore il rischio. In sintesi: c’è più delinquenza. Lo Stato centrale, con le forze dell’ordine e la magistratura, dunque, fa malissimo il suo mestiere.
Il prodotto interno lordo pro capite al Sud era, negli anni ottanta, pari al 65% di quello al Centro Nord. Oggi è al 57,4. Negli anni in cui l’Italia tutta perdeva competitività, il Sud decelerava maggiormente. E’ accaduto perché il sistema produttivo non ha saputo riconvertirsi, è rimasto inchiodato al passato, così come le relazioni industriali e sindacali, sicché s’è sentita la concorrenza dei Paesi emergenti, che ha morso di più al Sud, dove i prodotti hanno meno valore aggiunto. E’ un problema nazionale, non dialettale.
Il costo della vita è, al Sud, veramente inferiore che al Nord, ma questa è un’opportunità, non una colpa. Le gabbie salariali, ovvero la possibilità della concertazione decentrata, non sono una punizione, ma un vantaggio per il Sud. Chiamiamole in modo diverso, che qui abbiamo a che fare con ciuchi, ma significa che al Sud ci sono maggiori possibilità per competere. Se si aggiungesse fiscalità di favore si metterebbe il turbo. Meno spesa e più strumenti, più spinta e meno torbido.
Prendere quei dati e litigare fra Nord e Sud è come fare i polli di Renzo (che si beccavano fra loro mentre andavano a morte). E’ interesse comune che lo Stato faccia quel che gli compete, imponendo il rispetto della legge. Ovunque con pari risultato. Così come sfruttare i vantaggi competitivi di ciascuna zona o settore. Fare, quindi, non oziosamente polemizzare.