Economia

Tassa sull’onestà

Tassa sull'onestà

I feriti che sanguinano sono esclusi, almeno momentaneamente, dal novero di coloro che possono donare il sangue. Non avrebbe senso toglierglielo per poi trasfonderne in misura maggiore. L’Italia in recessione, invece, vede crescere il gettito fiscale. Il che non sarebbe rassicurante nemmeno se il maggior provento derivasse dal recupero dell’evasione, giacché comunque si tratterebbe di denari tolti al mercato e buttati nella spesa pubblica corrente, nel nostro caso, però, neanche si pone il problema, perché i 13,770 miliardi in più che il fisco può contabilizzare derivano per 10 miliardi dall’Imu, ovvero da una patrimoniale immobiliare. Detta in modo diverso: gli italiani che s’impoveriscono sono stati costretti a mettere mano ai risparmi o a rinunciare a consumi per consegnare il dovuto alle casse statali. Tale cura porta dritto al dissanguamento.

Può darsi che i ricchi meritino l’inferno, ma la cosa che più mi rammarica e che ci troverò anche Niki Vendola. Con la differenza che i soldi c’è chi li ha guadagnati lavorando e chi non ha mai lavorato un solo giorno in vita propria, pur riscuotendo da ricco. E con una seconda differenza: chi non ha mai lavorato e ha redditi da ricco avrà anche una pensione, denominata “vitalizio”, con cui vivere alla grande, mentre chi ha lavorato non avrà nulla di ciò. Che gente di questo tipo stia ancora a far la morale segnala solo il collettivo rincretinimento. Il guaio è che mentre i ricchi (ovvero gli eletti mantenuti dalla spesa pubblica corrente, che camperanno a vita sulle spalle altrui) fanno la morale, ai poveri tocca fare la parte dei ricchi, e pagare. Gli italiani che hanno versato quei dieci milioni in più, sono ricchi? Sono le famiglie normali, neanche necessariamente del ceto medio potendo pure trovarsi a un livello di reddito inferiore. E sono stati pelati perché proprietari, possidenti, detentori di ricchezza accumulata, autori di furto ai danni della ricchezza collettiva (quella con cui si pagano i ricchi veri, che portano l’orecchino). Hanno pagato anche se non posseggono una cippa, perché sono solo intestatari di un debito con la banca, di un mutuo che ancora devono tutto pagare, ma che, grazie a quel debito cui consacreranno anni e anni di lavoro futuro, sono divenuti “proprietari”, vil razza da tassare.

Mentre loro pagano 10 miliardi in più, sapete a quanto ammonta il gettito, calcolato da gennaio a novembre, dovuto al contributo di solidarietà del 3%, sui redditi superiori a 300 mila euro? 259 milioni. Riccastri infami, si sono sottratti? No, è più banale: non esistono, sono pochissimi. E, naturalmente, l’imbecillità moralistica se la prende e fa cassa rompendo le scatole a un’eroica e infima minoranza di onesti. E funziona così anche con il redditometro, che di suo è solo uno strumento, tendenzialmente neutro (come il martello: se pianti chiodi va bene, se te lo dai sulle ginocchia fa male), ma da noi lo si combina con la previsione inquisitoriale che chi si discosta deve dimostrare, discolparsi, documentare, strisciare, piatire, e vedere se trova un qualche funzionario disposto a credergli. E chi si discosta? Non certo i delinquenti, che spendono in contanti e intestano ad altri. No, finirà con il discostarsi la giovane coppia di sposi con reddito basso, cui i genitori hanno dato i soldi per comprare le lenzuola. I due stupidoni li metteranno in banca, poi pagheranno con un assegno, e il fisco arriverà a contestar loro il versamento come reddito e il pagamento come evasione.

Non è un paradosso, caro lettore, perché il satanismo fiscale ha imparato bene due lezioni: a. il diluvio di moralismo serve a far sì che la vittima si vergogni, anziché ribellarsi (come nella violenza carnale fra le genti incivili); b. i soldi si prendono agli onesti, perché i disonesti li nascondono dove non li trovi, e se li trovi non li pigli.

La cosa raccapricciante è che, da destra a sinistra, è tutto un fiorire di trovate propagandistiche un tanto al chilo, con esclusione dell’unica cosa utile e necessaria: la contrazione drastica della spesa pubblica. La cucitura della ferita da dove il sangue esce. Preferiscono fantasticare su quale sia il buco migliore da cui prenderlo e quale sia la vena più propizia in cui pomparlo. Alcuni sono imbroglioni, i più si sono imbrogliati.

Pubblicato da Libero

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