Economia

Tasse & spesa pubblica

Tasse & spesa pubblica

Obama si prepara al debutto annunciando un taglio delle tasse. All’inizio della campagna elettorale lo accusavano di volerle aumentare, senza che lui smentisse con troppa convinzione. Il fatto è, come scrivemmo subito, che la crisi aveva cambiato i programmi elettorali, così come l’agenda dei governi. Da noi, del resto, ha vinto le elezioni chi ha sempre sostenuto di volerle abbassare, mentre oggi, semmai, le aumenta (anche se odiose ed anacronistiche, come quella che finanzia il carrozzone clientelarspartitorio della Rai).
Contro Obama si sentono le voci degli economisti keynesiani, che gli furono favorevoli. Essi credono di più nella spesa pubblica espansiva e vedono il rischio di una differenza temporale nell’uso dei due pedali, talché ci si ritrovi con un più alto deficit senza un’effettiva spinta ai consumi. Da noi si ha paura a toccarli entrambi, i pedali, perché il terreno è reso gelato dal terzo debito pubblico mondiale. Non intervenendo, del resto, il rischio d’assiderare cittadini e mercato è più che concreto. Crescevamo meno, quando le cose andavano bene, ora precipitiamo meno, il che non significa che stiamo meglio, ma che le ruote si sono incollate al terreno. Paradossalmente, la nostra è la condizione migliore per approfittare delle difficoltà e spiccicarci dal passato. Serve la politica, però.
Abbiamo un sistema pensionistico che è una bomba ad orologeria ed un sistema sanitario che divora soldi. La cassa integrazione è schizzata verso l’alto, ma non giova ai lavoratori che si trovano fuori dalla sua portata, che sono i più giovani ed atipici. E’, dunque, per ragioni d’equità e giustizia che dobbiamo rigirare la frittata, mettendo mano più a riforme del mercato e del welfare che ad una spesa che non possiamo permetterci. La nostra spesa pubblica è già enorme, perché sia anche anticiclica occorre che sia produttiva, il che comporta una rivisitazione del settore pubblico ed un cambio di procedure ed obiettivi per gli investimenti, concentrandoli in opere di grande spessore.
Possiamo farlo, dobbiamo. Ma la politica appare tremula, indecisa. Ragiona con la mente al passato, sperando che sia il tempo, e l’espansione altrui, a cavare le castagne dal fuoco. Prevale il mosaico degli interessi limitati e di categoria, sul quadro dell’interesse generale.

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