Secondo il fisco chi scalò Telecom (se italiano) ha evaso alla grande, e dovrebbe pagare 1 miliardo 937 milioni. Secondo Consorte fu lui a trattare con Tronchetti Provera non tanto la vendita, come fin qui si era saputo, quanto la fase successiva, quando il compratore s’accorse di avere pagato troppo
e prese coscienza di com’era stata fin lì amministrata la società, malaffare brasiliano in testa. Ora partono i ricorsi e le inchieste fuori tempo massimo, che più di tanto non m’interessano: gli evasori hanno buone possibilità di non pagare e la presunzione d’innocenza prevale, ma noi questa storia l’abbiamo già raccontata ed il tempo porta solo conferme. Vediamole, perché è lì che sta il problema politico ed istituzionale.
La Bell, società lussemburghese, serviva per non pagare le tasse. E’ una pratica normale, anche se, quando la condotta e smaccatamente evasiva (come in questo caso) il fisco si mostra più occhiuto e sollecito. Ma la Bell serviva anche ad ospitare soci occulti e ad avere disponibilità finanziarie all’estero. Un fiume di soldi che non sappiamo dov’è finito e che può avere alimentato pagamenti illeciti. Fra i soci cui neanche il fisco chiede soldi c’è il Fondo Oak (Quercia), domiciliato nei paradisi fiscali e di cui sarebbe interessante sapere di più, se non altro per individuare il mattacchione che volle chiamare con il simbolo di un partito il socio di una scalata sponsorizzata dal leader di quello stesso partito. Ciò fu possibile perché la Consob, allora presieduta da un altro esponente della Quercia, non fece il suo dovere. E non parlo con il senno di poi, queste cose le dicemmo subito.
La mostruosità allora non fermata consentì poi di vendere fuori Borsa ed all’estero. Quando Tronchetti, non particolarmente avveduto, s’accorse della fregatura chiese uno “sconto”. Roba da ridere. Perché lo trattò con Consorte? E quest’ultimo, chi rappresentava? Se era lì per Unipol, socia al 3,5% della lussemburghese, non c’era ragione di pagarlo (50 milioni), se era lì per conto di altri avrebbe dovuto avere un regolare mandato. Possibile che Tronchetti, reduce da una turlupinatura, abbia accettato di trattare “sulla parola”? E’ tutto un racconto surreale e mendace, che segnala l’inaffidabilità di un mercato senza seri controlli, e con controllori controllati.