Economia

Telecom Italia, coincidenze e vuoti di memoria

Telecom Italia, coincidenze e vuoti di memoria

Esiste un nesso, un legame fra le vicende di Parmalat e quelle di Telecom Italia? Vuoi vedere che erano soci? Partendo da questa domanda si sprecano le illazioni. Da ultimo Il Giornale (24 novembre), individua due legami: la Kroll e Gianni Grisendi. Dopo di che rimbrottano quanti avevano negato ogni legame. Ma come si fa a non vederlo? Si domandano i giornalisti. Già, come si fa. Ed andando a grattare si scoprono cose piuttosto interessanti.

La Kroll lavora sia per Brasil Telecom che per Parmalat. Di per sé la cosa non ha un gran significato. E’ vero, però, come si legge nei suoi rapporti segreti, pubblicati dai giornali, che le due indagini si sono incrociate. E l’incrocio porta il nome di Grisendi. E qui mi fermo, per una premessa: Gianni Grisendi, come molti altri protagonisti di queste storie, è indagato per diversi reati presupposti, è ragionevole immaginare che ci sarà un processo ed attenderemo (speriamo non decenni) di conoscerne le conclusioni, fino ad allora il cittadino Grisendi ha diritto al rispetto della sua presunzione d’innocenza. Quel che m’interessa non è la posizione personale di questo o di quello (non conosco Grisendi, che sarà degnissima persona), ma l’emergere delle bugie raccontate al mercato. Ed è una storia interessante.

Interrogato sui rapporti fra Parmalat e Telecom Italia, Angelo Iannone, ex carabiniere ed oggi manager della security (?!) di Telecom, ha detto: “Per quanto ne so, non esiste alcuna relazione finanziaria, commerciale, societaria fra le due imprese. E’ solo una coincidenza che l’ex dirigente di Parmalat, signor Gianni Grisendi, per un breve periodo di tempo, subito dopo il suo allontanamento da Parmalat, abbia lavorato per Tim Brasil”. Questa dichiarazione è un giacimento di preziosità, sebbene aperta da un prudente “per quanto ne so”. Difatti, ci sono alcune cose che Iannone non sa, o non ricorda.

Seguiamo il tragitto di Grisendi. Fino al 2000 egli è un manager di Parmalat, anzi, come scrive il Sole 24 Ore, il “proconsole” di Tanzi in Brasile. E’ grazie alla sua gestione, alle acquisizioni che egli suggerisce, che Parmalat cresce nel continente latino americano. Nel 2000 esce da Parmalat e va a fondare Tecnosistemi in Brasile (attenti, Iannone dice che è uscito da Parmalat ed è andato in Tim, può darsi si tratti di un classicissimo lapsus freudiano). Lo stesso Grisendi, in una intervista, disse: ho costituito questa società così come mi era stato chiesto da Calisto Tanzi e Mario Mutti.

Tecnosistemi nasce da una iniziativa di Mario Mutti: ex socio di Parmalat, ex consigliere d’amministrazione ed artefice dello sbarco in Borsa dell’impresa di Tanzi. Inoltre, in Tecnosistemi Parmalat ha una partecipazione, il che potrebbe spiegare l’errore di Iannone, portato ad identificare le due cose. Nell’aprile del 2001 Grisendi diventa amministratore delegato di Tim Brasil, lasciando il posto che occupava in Tecnosistemi alla sua segretaria in Parmalat, la signora Edna Rodrigues da Silva. In Tim si ferma per un anno, e nel maggio del 2002 va a guidare Bombril, della Cirio. Tim Brasil, quindi, è una tappa fra Tanzi e Cragnotti.

Qual è l’attività di Tecnosistemi in Brasile? Incredibile, ma vero: realizza la rete per Tim. E, fra poco, arriva il bello.

Telecom Italia, tramite Tim Brasil, ottenne la licenza per la telefonia mobile nel gennaio del 2001. Tim, per potere operare, doveva, ovviamente, realizzare una rete di antenne e ripetitori, un’impresa complessa in un Paese dalle enormi dimensioni. Per farlo si affidò alla Tecnosistemi, allora diretta da Grisendi, ma poi affidata alla sua segretaria, quando Grisendi andrà a dirigere il committente, cioè Tim. Per un po’ tutto fila liscio, ma, oggi, è pendente una causa innanzi ai giudici brasiliani, perché la Tecnosistemi (quella di oggi) denuncia due cose: la Tim non ha mai firmato un contratto, pur commissionando il lavoro, e non ci ha pagati quanto stabilito. La Tim, per parte sua, replica che è la Tecnosistemi a non aver rispettato il contratto, ma non si pronuncia su un dato significativo: esiste o no, questo contratto? Davvero bizzarro. Ma dal bizzarro si passa al misterioso quando, come ha fatto l’ottima redazione giornalistica della radio Rtl 102.5, si scopre che Telecom Italia era nella proprietà di Tecnosistemi.

Dunque, come dicevamo, oggi è aperta una lite e la Telecom reagisce alle accuse della Tecnosistemi facendo pubblicare sui giornali di San Paolo, il 15 gennaio 2004, una dichiarazione a pagamento, nella quale ribadisce che sono i brasiliani a non avere rispettato i termini contrattuali e che la Tim Brasil non ha alcun vincolo azionario con la Tecnosistemi o altre imprese legate alla stessa. Da qui la storia ci porta in Messico perché lì, nel settembre del 2001 viene fondata la società Olitecno. I due soci al 50 per cento sono: Olivetti Mexicana e Tecnolux, società lussemburghese controllata da Tecnosistemi. La Olitecno, a sua volta, partecipa o possiede (non so) la Tecnosistemi brasiliana. All’epoca Olivetti, in pratica la mamma di Olivetti messicana, controllava Telecom, fino alla fusione del maggio 2003. Quindi oggi Olivetti e Telecom sono la stessa società. Il 15 gennaio Telecom afferma di non avere rapporti con Tecnosistemi e pochi giorni dopo l’avvocato Carlos Eduardo De Souza, rappresentante nel consiglio d’amministrazione di Olitecno, è convocato in Messico per una riunione nella quale viene decisa la liquidazione della società. Lo stesso avvocato racconta, ai microfoni di Rtl 102.5, dell’assoluta stranezza di questa riunione, convocata in tutta fretta e destinata a sciogliere una società che non aveva problemi, né finanziari né operativi, ma esercitava un ruolo nella Tecnosistemi brasiliana.

Ma torniamo alla dichiarazione di Iannone. Dice che Grisendi è uscito da Parmalat ed è andato in Tim, invece è passato per Tecnosistemi, fornitrice di Tim, dove parrebbe che Olivetti sia stata proprietaria al 50 per cento. E’ una storia che non sta in piedi. Passi per i vuoti di memoria, ma è mai possibile che tutti si siano dimenticati di avere più di un traffico, ed anche un legame societario con Tecnosistemi?

Qual è la verità? Ed io che ne so. So, però, che (secondo quanto pubblicato da Economy) l’intero apparato delle società brasiliane, Tecnosistemi compresa, sarebbe servito a distrarre somme di denaro. So che il giudice Carlos Enrique Abrao accusa Grisendi di riciclaggio. So che in Brasile Telecom Italia è stata protagonista di faccende niente affatto chiarite, come gli 810 milioni di dollari inghiottiti dall’apparente follia dell’affare Globo.com, allo stranissimo comportamento (è il caso Crt) di un compratore che tende ad alzare il prezzo della transazione. Insomma, so che ci sono solidi ed enormi motivi perché qualcuno, tipo la Consob, si occupi di tutelare i risparmiatori ed il mercato.

Mi rendo ben conto che, dal punto di vista della diffusione, tira di più il giornale, od il settimanale, che offre ai suoi lettori i dettagli dell’avventurosa storia che mette in crisi il matrimonio di Bettarini con la Ventura, so che saranno pochi i lettori di queste righe, e so che ancora meno hanno conservato la voglia di sapere e la forza d’indignarsi. Ma che anche alla Consob preferiscano sapere della Ventura, piuttosto che delle società quotate in Borsa, no, questo non lo so, e non lo voglio sapere.

Condividi questo articolo