Economia

Tornare a produrre ricchezza

Tornare a produrre ricchezza

L’Italia si trova esattamente nella media dell’Europa a 27, per quel che riguarda il prodotto pro capite, ma, attenzione: solo grazie al fatto che ad abbassare la media contribuiscono quattordici Paesi entrati da poco, piccoli e poveri. Attenzione ancora: il reddito di questi Paesi è in crescita, mentre il nostro

indietreggia. Quindi il problema non è la Spagna che ci ha superati, e neanche la Grecia che si appresta al sorpasso, ma che stiamo scivolando sul viscidume dell’immobilismo e della rassegnazione.
Se la Cgil dovesse continuare a strillare sull’inflazione programmata, che il governo ha fissato poco sotto la metà di quella reale, non dimostrerà di avere a cuore il potere d’acquisto dei salari, ma di non aver capito niente di quella drammatica fotografia del reddito pro capite. Il nostro è basso perché lavoriamo in pochi e troppo poco, e siccome c’impoveriamo ma conserviamo l’enormità del debito e della spesa pubblica, per finanziarli tassiamo in modo sconsiderato quelli che il reddito lo producono. La situazione è tale che non ci sono manovre o trovate ordinarie di finanza pubblica che possano tirarci fuori dal circolo vizioso. La furbata di sottovalutare il gettito fiscale, alla moda di Visco e Padoa Schioppa, porta solo a qualche posta fintamente straordinaria che possa investirsi nel mantenimento del consenso. Camomilla, insomma, somministrata ad un pazzo scatenato.
Bisogna prendere di petto il problema della crescita. Si deve avere il coraggio di aprire il mondo del lavoro ai molti che vogliono entrarci, a cominciare dalle donne e dai giovani, proteggendo i lavoratori e non i posti di lavoro. Si deve dare un colpo di frusta con gli investimenti pubblici, recuperando le risorse non con il fisco, ma con la restituzione al mercato di ricchezze immobilizzate e non valorizzate nel patrimonio statale (e comunale). Si deve rivoluzionare il sistema scolastico, mandando al diavolo non solo i funzionari ignoranti preposti agli esami, ma il modo stesso di far gli esami, di valutare il merito, di indirizzare i soldi (in quasi tutto quello che non funziona, noi italiani spendiamo più degli altri europei, segno che non è questione di quattrini), altrimenti bruciamo oggi ricchezza futura e freghiamo i ragazzi. Forse oggi si può, quindi si ha il dovere di provarci.

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