Tre dati, messi in fila, dovrebbero indurre tutti a maggiore serietà: 1. il debito pubblico continua crescere, in valore assoluto (+12,8 miliardi nel solo mese di marzo, raggiungendo i 2.120); 2. s’era suonata la fanfara per l’ultimo trimestre del 2013, chiusosi con un +0,1% del prodotto interno lordo, ma il primo trimestre 2014 segna già un -0,1 (quindi il debito in percentuale crescerà ancora di più); 3. sempre nel primo trimestre 2014 hanno portato i libri in tribunale altre 3.811 aziende, segnando un +4,6% di chiusure rispetto allo stesso trimestre di un anno prima, quando già le cose andavano assai male. Una tripletta simile dovrebbe far cessare gli schiamazzi propagandistici e suggerire di ragionare su cosa si stia facendo, o non facendo, per evitare che le cose vadano sempre peggio. Anche perché la Germania ha allungato il passo della crescita, mentre la Francia langue nella stagnazione, quindi varrebbe la pena di ragionare senza chiudersi nelle liti di cortile.
La tripletta non segnala altrettante colpe del governo in carica. Sarebbe non ingeneroso, ma sciocco sostenerlo. Però esclude che ci sia una presunta ripresa in corso, una corrente d’aria che entrerà nelle nostre vele. Dal governo sostennero che c’era una finestra positiva, molti capitali pronti a entrare in Italia, una ripresa da cavalcare. La finestra non si è chiusa, era illusoria. Le vele non prenderanno nulla, anche perché bucate. C’è qualcuno, ai remi? Ci sono idee, al timone?
Mi ha molto colpito che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, abbia detto il contrario di quel che aveva promesso il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La cosa è decisiva, tanto più che i due non sono rivali. Renzi aveva detto, sfidando Bruno Vespa a recarsi in pellegrinaggio, che entro il 21 settembre “tutti” i debiti della pubblica amministrazione, verso fornitori privati, sarebbero stati saldati. Parole sue, che sono andato a riascoltare. Avrei scommesso dalla parte di Renzi, perché il governo aveva annunciato di volere utilizzare la Cassa depositi e prestiti come garanzia bancaria di quei crediti, pertanto si sarebbe potuto saldarli senza materialmente effettuare la spesa, ma spalmandola nel tempo. Scommesse a parte, se anche non fosse avvenuto tutto entro settembre (per la verità Renzi aveva detto luglio) sarebbe comunque stato un bene. Ora, però, Delrio dice: “E’ presumibile pensare che la gran mole del debito verrà pagata entro i primi tre mesi del 2015”. Quindi fra un anno e neanche tutti. Ciò vuol dire che il meccanismo pensato è stato scartato? Vuol dire che si devono contabilizzare quei soldi direttamente in deficit, quindi è impossibile scucirli nel 2014? (Nel qual caso si ripeterà il problema anche l’anno prossimo). Sono questioni che mica possono essere lasciate a marinare. Informazioni che vanno date.
Renzi tornerà da Vespa, che si risparmierà la salita pedibus calcantibus a Monte Senario, spero che trovi modo di chiarire. Non si tratta di avere lo scalpo della promessa tradita, o quello della scommessa ribadita, ma è esattamente su cose di questo tipo che si misura la concreta capacità di reazione alla recessione e di riaccensione del mercato produttivo. Non si tratta di origliare le liti fra membri del governo, ma se a distanza di sue stanze e due settimane si sentono parole così diverse è il caso di chiedersi se la confusione è interna a Palazzo Chigi o si tenta di alimentarla fuori. Non si tratta di volere nuocere alla campagna elettorale del segretario del Partito democratico, che, come ai tempi di Amintore Fanfani e Ciriaco De Mita, è anche il capo del governo, ma di evitare che si creda che la sorte dell’Italia sia tutta concentrata nelle urne europee.
Stando fermi e parlando il grammelot del nuovismo non si ottiene alcun risultato. E la tripletta è lì, solida e chiara, a dimostrare che sarà pur lecito contare i voti, ma è assai più rilevante contare i danni del tempo che si è sprecato. Prima di Renzi, certo, ma non è una buona ragione per continuare a farlo, magari praticando l’ammuina della marina borbonica. Tanto più che anche l’ammuina era falsa.
Pubblicato da Libero