Una sinistra che avesse cultura di governo difenderebbe essa la legge Biagi, ne rivendicherebbe l’origine culturale, vi riconoscerebbe l’impegno per la difesa dei diritti dei lavoratori più giovani. Una sinistra approssimativa, orecchiante, ideologica ed incattivita dall’impotenza e dall’inutilità sta passando mesi
a dire corbellerie ripugnanti sulla legge, attribuendole fenomeni, come il “precariato”, che quella combatte. Non è solo il caso di chi usa il linguaggio dei terroristi, senza neanche averne la totale e conseguente deficienza, perché a quello sport partecipano anche quanti si nascondono dietro l’ipocrisia di voler “superare” la Biagi. Ha, quindi, ragione totale Giuliano Cazzola, che convoca per il 20 ottobre una manifestazione a sostegno non solo di quella legge, ma di quel modo di ragionare sui temi del lavoro.
Qualcuno ha osservato che non servono contrapposizioni e piazze di colori diversi. Avrebbe dovuto accorgersene nel mentre si diffondevano concetti e dati del tutto sballati, con i quali s’avvalorava l’idea che la fine del lavoro fisso ed a vita sia una specie di scelta politica e non un prodotto della realtà. Prodotto, oltre tutto, che non è affatto negativo in sé. E’ evidente che unire basso reddito ad instabilità dell’impiego rende difficile la costruzione del futuro, ma dato che l’alternativa è la disoccupazione, quindi l’impossibilità di quella costruzione, si deve mettere mano alla modifica di quel castello di garanzie tutto incentrato su un tipo di lavoro (quindi anche di cittadino) che c’è sempre meno. L’Italia ha una spesa pubblica enorme, in questa c’è una spesa sociale fra le più alte d’Europa, ma se poi si va a vedere quanto è destinato a giovani, disoccupati e svantaggiati scendiamo agli ultimi posti. Dove finiscono i soldi? In pensioni. Abbiamo scelto di privilegiare chi ha avuto un lavoro fisso piuttosto che aiutare chi non ce l’ha. Dobbiamo invertire la rotta, per ragioni d’equità e giustizia.
Una politica che ozia attorno alle parole ovviamente banali del cardinal Bertone (pagare le tasse è un dovere, ma devono essere giuste), fatica a capire che il nostro fisco e la nostra spesa pubblica ci indeboliscono. Il realismo riformista della legge Biagi è un buon metodo per adattare gli ideali alla realtà. Va difeso con determinazione.