Economia

Volere la Luna (Park)

Volere la Luna (Park)

Visto che a Milano si vota, si discuta anche di cosa fare dell’area ex Expo. La competenza non è solo comunale, ma, almeno al secondo giro, evitiamo l’orrido spettacolo offerto al primo, con il tempo sprecato in beghe fra diverse amministrazioni e competenze, tanto che, come al solito, poi si dovette fare tutto con un commissario e in emergenza. I criteri, per valutare le diverse opzioni, dovrebbero essere due: il minore esborso possibile per le casse pubbliche, il maggior profitto per gli interessi territoriali e generali.

L’Expo è stato un successo, ma soprattutto di pubblico e partecipazione. S’è incarnata l’ennesima contraddizione pazzotica, sicché si pretendeva di discutere su come sfamare il pianeta nel mentre si proibivano, in Patria, le coltivazioni geneticamente modificate. Roba da superstizione antiscientifica, in compenso ad alto costo e gran profitto per chi ci vende quei prodotti. Ma la cosa è passata in cavalleria, perché fiumi di persone si sono riversati sui viali di uno spazio che offriva un diversivo, divertimento e varietà alimentare. Almeno una cosa la si è dimostrata chiaramente: Milano e quel pezzo di Lombardia avevano bisogno di uno spazio alternativo, per famiglie e comitive. Ora si vuole farne un’area dedicata a studi, ambiente, innovazione industriale (start up). La cosa dovrebbe essere decisa in maniera pubblica e trasparente, eventualmente anche con una gara (l’importante è chiarire cosa è in gara e con quali criteri). Un buon punto di partenza, però, lo offre Alberto Zamperla, il vicentino che s’è fatto un nome, nel mondo, costruendo giostre e allestendo parchi di divertimento, l’italiano che ha fatto risorgere, a New York, Conney Island, il leggendario Luna Park.

Propone Zamperla: facciamone un parco di educazione e intrattenimento, capace di sostenersi economicamente, quindi senza oneri per la spesa pubblica (e già mi piace). Nella parte dedicata al divertimento, che è il suo mestiere, propone quattro aree tematiche: 1. “Genio e follia”, l’innovazione lombarda in epoca rinascimentale; 2. “Indomito coraggio”, con al centro la storia delle cinque giornate di Milano; 3. “Mille e una industria”, viaggio nella storia dell’industrializzazione lombarda; 4. “Sogno e realtà”, l’agroalimentare fra passato e presente, con le tecniche del passato e le tecnologie più aggiornate. Giostre, attrazioni, bimbi che imparano ridendo (e i genitori aspettando). Accanto a questo un villaggio dedicato ai giovani innovatori, un ecosistema nel quale far crescere le loro idee produttive, assistiti anche da strumenti finanziari, perché non restino idee campate in aria. Quindi una zona dedicata alla ricerca e ai prodotti dell’innovazione energetica, in continuità con la riflessione sulla sostenibilità, avviata con l’Expo. Inoltre un parco acquatico coperto e uno scoperto. Il tutto, per chi volesse documentarsi (candidati o cittadini), già descritto in un progetto disponibile on line: https://zamperla.box.com/expo.

Zamperla ha già inviato le carte alle “istituzioni”, ma, al momento, tutto tace. E già questo è un rumore sinistro. Perché si tratta del medesimo signore e della medesima azienda che propose a Venezia di recuperare l’isola delle “scoasse”, vale a dire del pattume, dove prima si trovava un inceneritore, chiudo da decenni. Anche lì furono presentati progetti, compresi studi fatti con l’università Ca’ Foscari. Anche lì la regola era: senza oneri per la spesa pubblica. Gli hanno fatto perdere tempo, lo hanno fatto scappare, mentre l’isola è ancora un monumento al pattume.

Dalle nostre parti sembra quasi che sia “culturale” solo quello in cui si riesce a perdere soldi, preferibilmente pubblici, quindi altrui. Laddove, all’opposto, sarebbe “commerciale”, sicché riprovevole, benché allettante, quello in cui si guadagna. Magari, complice un po’ di orgoglio lombardo, questa potrebbe essere l’occasione per dimostrare che il migliore guadagno culturale consisterebbe nel dimostrare che si può fare storia e innovazione producendo ricchezza, anziché ciucciandola via.

Una proposta c’è. E’ bene che si chieda se ve ne sono altre, sperando che arrivino. E’ male, invece, perdere tempo, occasioni e soldi (nostri). Il fatto che certi amministratori perdano anche la faccia non è che un danno collaterale, del resto non così considerevole, visto che non pochi sono degli sfacciati.

Pubblicato da Libero

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