Wi-fi, una sigla di cui parlano i rotocalchi, in articoli a cavallo fra il tecnologico ed il costume, come dell’ennesima curiosità, magari l’ennesimo giochino partorito dal pirotecnico mondo delle telecomunicazioni. Invece, al wi-fi, sarà bene prestare maggiore attenzione, per le conseguenze che promette nelle comunicazioni, fra le aziende che lo gestiscono, nel mercato azionario, e, non ultimo, per alcune implicazioni geopolitiche.
Fino a qualche anno fa i gestori di rete fissa avevano le mani nei capelli: la concorrenza riduceva drasticamente quella che era stata una rendita monopolistica e le tariffe si andavano orientando ai costi; i servizi innovativi, con relativa impressionante crescita degli abbonati, s’indirizzavano verso la telefonia mobile. All’opposto, i gestori di rete mobile non riuscivano a vedere la fine della loro espansione, al punto da non esitare nell’imbarcarsi in un’avventura costosissima e dai dubbissimi contorni tecnologici e di mercato: l’umts. Il wi-fi può cambiare radicalmente la situazione.
Ancora qualche anno fa accendevamo il telefono cellulare al momento di uscire dall’ufficio, e lo spegnevamo appena giunti a casa. Che senso aveva tenerlo acceso, visto che eravamo comunque reperibili? Adesso accade che il telefono dell’ufficio taccia per ore, mentre il cellulare, fra sms e conversazioni, è in continua ebollizione. Questo vuol dire che quando si cerca una persona, per prima cosa, si prova al cellulare. Una volta avevano il cellulare solo le persone importanti, adesso solo quelle importanti possono permettersi di non averlo: se non li trovi sono cavoli tuoi, non loro. Tutto questo moltiplica il lavoro delle reti cellulari, e riduce al lumicino quello delle segretarie (oltre che della rete fissa).
Il wi-fi nasce per una “piccola” esigenza, e tende a sconvolgere il mercato. Nasce per consentire di gestire, senza fili, dei terminali che si connettono alla rete fissa. Esempio: i nostri computers, per spedire e ricevere posta elettronica, per navigare in Internet, hanno bisogno di un collegamento alla rete fissa (quella gsm è troppo lenta); finché ce ne stiamo al tavolo da lavoro non c’è problema, ma appena ci spostiamo, o ci troviamo in un ufficio di altri, dobbiamo subire la scomodità di star attaccati a fili volanti, che, come tante flebo, sono indispensabili alla vita della connessione, del collegamento; il wi-fi ci libera dai fili. Attenti, questa è solo la prima parte, il bello deve arrivare.
Negli Stati Uniti la telefonia cellulare non ha avuto il travolgente successo che conosciamo in Europa, ed in Italia in particolare, mentre sono diffusissimi i collegamenti ad Internet. Così hanno sentito, ben prima di noi, la necessità di rendere senza fili il collegamento al computer, anche solo per girare per casa, o per l’ufficio: oggi spedisco la posta elettronica dal salotto, e la leggo in sala da pranzo. Il tutto grazie a computer portatile e collegamento wirless, senza fili. Ma se questo era possibile a casa, perché non farlo anche fuori? Così nascono i wi-fi bar, restaurant, centri commerciali, aeroporti e così via: la telefonata urbana non costa niente; il luogo dove mi trovo mi offre una connessione senza fili; arrivo, apro il computer e faccio quello che mi pare. Da noi, in Italia, già funziona in alcuni aeroporti, ma negli USA è un fenomeno di massa.
S’immagini un’ampia diffusione dei collegamenti wi-fi e si giungerà ad una prima, interessante conclusione: gran parte dei servizi telefonici mobili saranno offerti dalla rete fissa. Già a sentirla così, la cosa non piace ai gestori di rete mobile, ma non è che l’antipasto.
Esiste da tempo un sistema di comunicazione chiamato “voice on Ip”. L’Ip è il protocollo di trasmissione utilizzato per Internet. Ma non facciamola difficile: la connessione ad Internet avviene quasi sempre con la telefonata ad un numero urbano; il protocollo Ip garantisce la trasmissione di dati, da e per tutto il mondo; ma con protocollo Ip posso inviare e ricevere anche la voce, ed ecco che, utilizzando appositi accorgimenti, posso parlare con il Cile pagando una telefonata urbana. Brutta cosa, per i gestori di rete fissa, che, però, diviene bella per loro stessi.
Molti punti wi-fi, abbiamo visto, mi consentono di girare con il computer portatile, avendo sempre accesso alla mia posta elettronica ed ai dati che m’interessano. Abbiamo anche visto che il protocollo Ip consente di veicolare anche la voce. Allora ? allora posso muovermi, in maniera del tutto analoga, essendo raggiungibile dal telefono fisso che si trova nel mio ufficio. Esempio: esco dall’ufficio e vado in un bar dotato di wi-fi, dove trovo degli amici e mi diverto a chiacchierare; la segretaria può sempre inviarmi messaggi di posta elettronica ed informarmi su ogni variazione relativa ai programmi della giornata; ad un certo punto arriva, in ufficio, una telefonata importante, e la segretaria me la gira al bar (dove chiedo agli amici di star zitti un minuto). Tutto questo è possibile già oggi, grazie ai telefoni cellulari? Neanche per idea, perché nel caso del wi-fi tutto questo è gratis, od al prezzo di una telefonata urbana.
Facciamo ancora un passo avanti. Mettiamo che io detesti i computer, questo significa che non sarò mai interessato al wi-fi? No. I nostri telefoni cellulari funzionano oggi solo con tecnologia gsm (i tacs sopravissuti vanno ammirati come i Panda, e, comunque, non sono estranei a quel che segue): se qualcuno mi vuol chiamare deve pagare l’uso della rete mobile. Ma se in mano avessi un telefono connesso tanto alla rete gsm quanto ai punti wi-fi, nel momento in cui qualcuno mi chiama, sempre usando il solito numero, la rete fissa controllerebbe prima la mia reperibilità in wi-fi, e solo in caso d’insuccesso passerebbe la comunicazione alla rete gsm. I clienti sono tutti contenti, perché risparmiano, mentre a piangere sono solo i gestori della rete mobile.
Lasciamo il ragionamento a questo punto, tanto per non farla lunga. Ma non dovrebbe sfuggire cosa tutto questo può significare in termini di rivoluzione delle abitudini, per i consumatori, e del mercato, per i gestori: su questa strada si torna alla vecchia abitudine di accendere (in questo caso utilizzare) il telefono cellulare solo quando si è fuori da ufficio e casa, con l’aggravante che casa ed ufficio ci seguono nei territori urbani. Veniamo ad alcune considerazioni relative alle aziende.
I gestori di telefonia mobile godono di buona salute finanziaria, grazie alla gran propensione al consumo dimostrata dai clienti, ma non solo i margini di profitto si abbassano progressivamente, c’è anche il fatto che tutti i protagonisti importanti si sono imbarcati (poi qualcuno, magari, ci spiegherà il perché) nell’avventura dell’umtes. Hanno pagato le licenze un occhio della testa, e dovrebbero dare l’altro per realizzare la rete. Quando l’avranno realizzata dovranno convincere i consumatori a pagare cari messaggi e conversazioni, offrendo loro, in cambio, servizi che non avranno nulla di incredibilmente più bello di quelli già utilizzabili sulla rete gsm (grazie al gprs). Come questo si tenga in equilibrio, è un mistero. Adesso si aggiunge anche il wi-fi, che rimette in pista la concorrenza della rete fissa, e tutto si complica maledettamente.
Negli anni ottanta vi era un gruppo di giovani agguerriti ed assai ammirati: operatori di Borsa ed analisti finanziari. Col senno di poi (di cui son piene le fosse) si può dire che se ne intendevano più o meno quanto la casalinga di Voghera. Adesso c’è da chiedersi quanto tempo ci metteranno, loro, e con loro le Autorità di controllo, a comprendere il duro conflitto d’interessi in cui si trova chi ha quotato in Borsa sia attività di rete fissa che di rete mobile. Problema rilevante, dai risvolti interessanti non meno che coloriti.
E veniamo ad un ultimo punto, d’interesse geopolitico. Da che mondo è mondo la burocrazia è detestata, l’eurocrazia, poi, la si detesta senza neanche sapere di preciso cosa sia: è male, e tanto basti. Gli è che, però, la telefonia mobile, nell’Unione Europea, è stato un grande successo anche grazie alla burocrazia: mentre negli USA ciascun gestore adottava la tecnologia che più gli piaceva, nell’UE tutti hanno dovuto adottare lo standard gsm. Risultato: il più grande mercato mobile del mondo. Evviva, sia lodato questo successo europeo, e con esso sia meno detestata l’eurocrazia.
Con il wi-fi la frittata si ribalta. Il protocollo Ip è in uso in tutto il mondo, e non si paga, ma quando si parla di computer si finisce sempre con il versare un obolo al vecchio giovane Bill. Ora non sappiamo se Gates, dall’alto del suo immenso patrimonio, e dalla sua ineguagliabile forza di mercato, vorrà puntare alla presidenza degli USA, ma ci basta sapere che tanta forza e tanto dominio non sono mai scevri da conseguenze geopolitiche.
Su una cosa, la telefonia mobile con tecnologia gsm, l’UE gli era sfuggita, e sfuggendo a lui era sfuggita agli USA. Con il wi-fi lo zio Sam si riaffaccia. La cosa non mi turba più di tanto, ma sarebbe ipocrita tacerla. Mentre, all’opposto, se si pensasse di ostacolare questo processo ponendo limiti regolamentari all’uso delle frequenze utilizzate dal wi-fi, tentazione che già si vede, anche in Italia, è la volta che la burocrazia torna all’antica e nefasta fama. Rendendo più debole l’UE.