Giustizia

105 & 110

105 & 110

Cosa potrà mai fare il nuovo ministro della giustizia, nel poco tempo che avrà a disposizione? Guardando le cose superficialmente, e non conoscendo la materia, si potrebbe rispondere: poco e niente, talché non metterebbe conto neanche parlarne. Sarà un pennacchio che taluno metterà sulla fronte, sì da poterlo sfoggiare nelle foto ricordo. Invece può fare molto. Moltissimo. Quasi la rivoluzione. Può accendere la luce.

Le grandi questioni di diritto resteranno insolute. Il centro destra ha sprecato la seconda legislatura. Gianni Agnelli sosteneva che tocca alla sinistra far le cose di destra che la destra non sa fare. Bella battuta, ma per niente vera. La sinistra è prigioniera del giustizialismo, avendone subito la colonizzazione culturale e strutturale. E’ una forza persa, su questo fronte. Toccava alla destra allineare l’Italia alla banale normalità delle democrazie occidentali: separazione delle carriere; responsabilità dell’accusa, quindi cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale; tempi sempre certi e mai ordinatori. Non ne sono stati capaci e ne portano la colpa. Rispondere che non ci si è riusciti perché prima c’era il Tizio e poi il Caio è come sostenere che s’è allagata casa perché pioveva: una certificazione della propria inutilità.

Il nuovo ministro della giustizia, proprio perché arriva a giochi fatti e in gran parte persi, può presentarsi con una copia della Costituzione sotto al braccio e leggere, come prima cosa, gli articoli 105 e 110. Lì c’è la rivoluzione. I compiti del Consiglio superiore della magistratura sono: a. le assunzioni; b. le assegnazioni e i trasferimenti; c. le promozioni e i provvedimenti disciplinari. Punto. Punto e basta. Il resto si trova nella legge istitutiva e nella prassi che, come sa anche un geometra di Orgosolo, sono fonti che devono sottostare al dettato costituzionale. Che è chiarissimo, tanto che si legge: “Ferme restando le competenze del Consiglio superiore della magistratura, spettano al Ministro della giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”. Gli basterebbe affermare ciò, al nuovo ministro, per recuperare decenni d’imbastardimento.

Dopo di che potrebbe sedersi e cominciare subito il lavoro. Primo, i numeri: quanto si spende, dove e come; quanto personale, quanti magistrati e come sono distribuiti; quante sedi. Secondo, altri numeri: quante cause pendenti per tribunale; quante vengono annualmente definite; quante ne arrivano di nuove. Incrociandoli, cosa che farebbe bene a far elaborare a gente del mestiere, non a magistrati distaccati presso il ministero, potrebbe mostrare la cruda realtà: a parità di spesa, personale e strutture ci sono circoscrizioni che funzionano e altre fuori dal mondo civile. Se a questo si reagisce seguendo la geremiade delle risorse, quindi aumentando spese, personale e strutture, il problema non solo non si risolve, ma si complica.

Il nuovo ministro, ove sia competente, capace e desideroso di fare, procederà dunque al seguente proclama: 1. le leggi e le procedure sono uguali in tutta Italia; 2. i risultati sono, invece, del tutto disomogenei; 3. posto che la Repubblica è una, che la giustizia è una e che il responsabile della sua organizzazione sono io, da ora contabilizziamo apertamente e pubblicamente, con aggiornamenti quotidiani, il rapporto fra costi e benefici, sede per sede, sezione per sezione, stanza per stanza. Obiettivo: arrivare all’inaugurazione del prossimo anno giudiziario, il 2012, non con tanti numeri autoprodotti distretto per distretto e, quindi, privi di significato generale, buoni solo per articoli scritti da quegli stessi giornalisti oramai corrotti dal campare grazie alle carte processuali, ma con numeri omogenei, nazionali, confrontabili e, pertanto, giudicabili. Materiale buono per il Csm, così le promozioni e i trasferimenti potrebbe addirittura amministrarli in base al merito, e non solo in base alle correnti e alle loro raccomandazioni. Al Presidente del Csm, che presiede anche la Repubblica, s’indirizzerà la scelta: o dalla parte della Costituzione o da quella delle corporazioni (plurale, perché neanche gli avvocati scherzano).

Uno così passerebbe alla storia. Anche se temo che uno così è troppo competente e dotato di personalità per potere immaginare che gli consentano di fare il ministro.

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