Giustizia

Carlotto e le vittime

Carlotto e le vittime

I tempi della letteratura non sono quelli della politica, sebbene capiti che i buoni libri riescano ad entrare nell’attualità, depurandola dalle sue concitazioni ed andando al nocciolo dei problemi.Così, mentre il “caso Sofri” s’incista in una politica incapace di gestirlo, Carlotto pone con lucidità il tema delle vittime.

Chiedere alla vittima di un reato di esprimere un’opinione sul perdono, così come oggi prevede e richiede la legge italiana, è non solo un errore, ma una violenza che può portare ad esiti terribili. Chiedere che sia la vittima ad avallare una scelta che spetta esclusivamente allo Stato, la cui responsabilità deve riferirsi solo alla pena ed al detenuto, non certo alla valutazione morale del reato o all’emotività del lutto, è un principio di viltà ed ipocrisia.
“L’oscura immensità della morte” (edizioni e/o), l’ultimo libro di Massimo Carlotto, aiuta a sprofondare in quest’abisso di problemi, ed è un libro adatto a lettori che non amino troppo le certezze. Pregevole dal punto di vista letterario, raccontato da due protagonisti che parlano in prima persona, marca l’assenza dell’Alligatore, il personaggio che aveva riempito di sé altre, precedenti, pubblicazioni. Fra le ultime ho trovato pagine non felici, e lo scrissi, ma queste tornano ad essere davvero pregevoli.
Ad un uomo cui ammazzano la moglie ed il figlio, la legge non ha il diritto di chiedere di tornare ad occuparsi del lutto. Anche perché il lutto non lo ha mai abbandonato. Il detenuto, l’ergastolano, il responsabile di quelle morti arriva anche lui in punto di morte. Liberarlo o farlo morire dietro le sbarre è questione che non ha e non deve avere nulla a che vedere con il lutto, ma solo con la sua condizione. Invece la legge mescola le cose, le sovrappone, le inquina, ed alla fine ottiene la moralità del reo e la follia della vittima. Non dico altro, leggete il libro.
In Italia, purtroppo, ogni volta che si pone un problema di grazia e di giustizia, si corre a chiedere il parere delle vittime. Lo fanno quelli che dicono di essere dalla parte del loro dolore. Leggano Carlotto, e cerchino di decifrare l’ortografia del proprio cinismo.

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