Giustizia

Caselli e Violante risentiti

Caselli e Violante risentiti

Mi giunge l’eco del risentimento, sia del dottor Giancarlo Caselli che del presidente Luciano Violante, per quanto da me sostenuto, dopo aver letto il libro di quest’ultimo. Me ne dolgo, sinceramente, ma i gentili signori devono prendere atto che nella vita non si raccolgono solo applausi e che può capitare, benché sia

disdicevole, che taluno la pensi in modo diverso. Sono entrambe adulti e vaccinati, nonché piuttosto esperti di faccende giudiziarie. Facciano quel che ritengono, a me preme ribadire il senso di un disaccordo tutto politico.
A Violante ho riconosciuto “solida intelligenza” (ci vuol poco, perché evidente) e coerenza. Mi meraviglia che gli piacciano di più le recensioni di chi non ha letto il libro e che adombrano, invece, incoerenza. Pare si sia risentito per quel mio “ha fatto fuori Falcone”. Specifico, pertanto: Giovanni Falcone fu bocciato, dal Csm, nella corsa alla direzione dell’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, e lo stesso Violante racconta che ciò avvenne per ragioni di anzianità, come se si trattasse di una normale pratica giudiziaria, la cui valenza, però, non poteva certo sfuggire. Fu silurato una seconda volta, quando si trattava della direzione nazionale antimafia. In questo caso Violante sostenne la candidatura di Agostino Cordova. Per farlo fuori, appunto. In tutti e due i casi furono determinanti i voti di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra, vicina al partito di Violante, e quello della dottoressa Elena Paciotti, prima presidente dell’Anm, poi membro del Csm, infine parlamentare europeo. Candidata indovinate da chi. I magistrati di quella sinistra, del resto, additavano Falcone quale asservito al governo Andreotti.
C’è di più, non mi sottraggo. Per compattare tutti attorno alla procura di Palermo, dopo l’arrivo di Caselli, la sinistra ha sostenuto che i morti per mano di mafia vengono prima isolati, poi ammazzati. Ho scritto di non condividere questo modo di ragionare, ma che, certo, sarebbe terribile applicarlo a quel che successe a Falcone.
In quanto al dottor Caselli, forse ha giudicato offensivo quel “sodale”, riferito alla colleganza con Violante. M’è venuto il dubbio d’averlo usato superficialmente. Sono corso al vocabolario: “compagno”. Bé, ci possono stare. Militarono entrambe nella stessa corrente, ritrovandosi in un sodalizio. Che male c’è? O no? Inoltre è proprio Violante a sostenere che nella (giusta) persecuzione del terrorismo c’è la radice di una devianza, ed è Caselli a ricordare di essere stato sempre su quel fronte, proprio presso lo stesso ufficio giudiziario dove si era trovato Violante.
La sostanza, naturalmente, è il processo ad Andreotti. Le radici di quel procedimento si trovano nei lavori della Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Violante. Lo strumento istruttorio furono i pentiti, che il predecessore di Violante, il comunista Gerardo Chiaromonte, affermò non sarebbero mai dovuti entrare nelle aule parlamentari, e che mai ci sarebbero entrati sotto la sua presidenza. L’esito del processo ad Andreotti, istruito poi dalla procura guidata da Caselli, è noto.
Può darsi vi siano altre doglianze. Se avranno la cortesia di farmele conoscere avrò la premura di rispondere. Fin da oggi, comunque, sono disponibile ad un pubblico confronto: dove e quando vogliono.

Condividi questo articolo