Giustizia

Castagnetti sbaglia

Castagnetti sbaglia

Il caso Sofri ed il caso Priebke non sono neanche lontanamente accostabili. Dissento fermamente dal mio amico Guglielmo Castagnetti, il quale, oltre tutto, si lascia sfuggire la sostanza del problema.

Il tema della grazia, in uno Stato laico, non ha nulla a che vedere con il perdono, e se anche fosse, accidenti, non è neanche paragonabile ciò che avvenne per mano nazista con un omicidio politico. Sono due eventi incommensurabili. La grazia, in uno Stato laico, ha a che vedere con la pena. La si concede quando è divenuta inutile, afflittiva oltre la ragionevolezza, esagerata in partenza. La si concede quando la persona detenuta è solo biologicamente l’erede del soggetto che commise il reato. La grazia ha a che vedere con elementi concreti, non con giudizi morali.
Il caso di Sofri, poi, è del tutto particolare. L’uomo oggi detenuto non è estraneo all’uomo che dirigeva Lotta Continua. E’ maturato, è cresciuto, ha saputo elaborare gli errori commessi, ha saputo prendere distanza critica dai furori ideologici di un tempo, ma è sempre lui. A ben vedere, quindi, se noi tutti avessimo la coscienza serena, se potessimo credere nella ragionevolezza del procedimento che ha subito e della sentenza che lo ha condannato, allora, Sofri potrebbe e dovrebbe starsene in carcere. Ma non è così. E, paradossalmente, assai paradossalmente, è anche questo il motivo per il quale non ha ancora avuto, e forse non avrà la grazia.
Graziare Sofri significa prendere atto della solare evidenza: l’insensatezza del procedimento e della sentenza. Ci sono anche i precedenti, come piace ai giuristi: il caso Carlotto. Massimo Carlotto fu condannato per omicidio, lui scappò, i tre gradi di giudizio fecero il loro corso e la sentenza passò in giudicato, fu chiesta, ma negata la revisione. Però lui era innocente, lui non era l’omicida. Lo sapeva chiunque avesse letto le carte processuali. L’unica via d’uscita era la grazia, che fu concessa. Fu graziato lui, e con lui la giustizia italiana, che non meritava tanta clemenza.
Sofri è diverso, Sofri crede nella moralità del gesto, non si piega al pragmatismo dell’ipocrisia italica. Pletore di parlamentari dicono: che chieda lui la grazia; lo stesso Castagnetti gli rimprovera di non aver confessato. E se non fosse colpevole? Lui continua a proclamarsi innocente, come fa a confessare? Concedergli la grazia sarebbe giusto, come nel caso Carlotto, ma, in questo caso, per come si sono messe le cose, per come la politica ha mal gestito la faccenda, la grazia a lui suonerebbe condanna alla giustizia. Per questo non avranno il fegato di dargliela, e, come i bambini, nascondono la paura con miserevoli scuse.

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