Giustizia

Cogne, dal dramma alla farsa

Cogne, dal dramma alla farsa

Occorre mettere mano alla riforma della procedura penale, fra gli altri e numerosi motivi, anche per quel che riguarda la disciplina dei ricorsi contro la custodia cautelare. I fatti di Cogne sono emblematici, e dimostrano come un dramma può scadere nel ridicolo.

I fatti: la Procura chiede l’arresto della madre del piccolo ucciso; il Giudice dell’inchiesta preliminare, dopo lungo pensamento, lo dispone; i legali della signora ricorrono ed ottengono l’annullamento del provvedimento, pertanto la signora torna in libertà; la Procura ricorre in Cassazione avverso l’annullamento ed i supremi giudici annullano l’annullamento, rinviando ad una seconda decisione da prendersi. A questo punto il caso del ricorso contro l’arresto dovrà essere riesaminato, e quale che sia la decisione che sarà adottata, la parte soccombente ricorrerà ancora in Cassazione. Intanto i mesi passano ed il gioco dell’oca giudiziaria diviene grottesco.

Il meccanismo va riformato in questo senso: il detenuto in custodia cautelare ha tutto il diritto di ricorrere al Tribunale della libertà, se gli danno torto ha tutto il diritto di ricorrere in Cassazione; se, invece, gli danno ragione, se viene scarcerato, la Procura non deve avere il diritto di ricorrere. Questo non per togliere armi agli accusatori, ma solo per rispettare i principi della custodia cautelare: il detenuto liberato se deve scappare scappa, se deve inquinare inquina, se deve ripetere il reato lo ripete; se non succede niente di tutto questo non si vede perché debba tornare in cella dopo mesi di libertà, e da presunto innocente.

La Procura, dal canto suo, anziché perdere tempo, e pubblici denari, appresso ad una custodia cautelare che ha già perso tutti i sui connotati di legittimità sostanziale, si concentri nella formulazione dell’accusa, sulla preparazione degli indizi da sottoporre al Giudice dell’udienza preliminare e chieda, se lo ritiene, il rinvio a giudizio. Così, magari, entro qualche anno il processo ha una, pur remota, speranza di essere definito.

La nostra è una proposta di banale buon senso. Inutile dire che si scontrerà contro il cattivo senso e la cattiva coscienza di chi ragiona di giustizia pensando a tutto, tranne che al diritto ed ai diritti.

Condividi questo articolo