Giustizia

Cogne

Cogne

Lo si può dire e, quindi, diciamolo, con piacere: i magistrati che hanno seguito il caso dell’uccisione del piccolo Samuele, a Cogne, si sono comportati bene ed hanno fatto onore alla loro funzione. Ma il difficile deve ancora arrivare.

Finalmente abbiamo visto un giovane pubblico ministero che non si atteggia davanti alle telecamere; un procuratore capo che dice una sola cosa: non posso dirvi niente; un giudice delle indagini preliminari che afferma: non guardo la televisione, ho altro da fare. Evviva. E davanti a tre persone che facevano il loro dovere senza perdersi in chiacchiere inutili ed illegittime, la grande macchina dell’informazione si è inceppata: cosa cavolo scriviamo, cosa mandiamo in onda ?si chiedevano i giornalisti- se non ci passano la solita ed amata velina di procura?

Adesso che una decisione è stata presa, adesso che la madre del piccolo morto ammazzato è stata arrestata, i giornalisti hanno finalmente un colpevole. Ed invece no. Così come presto impararono i vizi della redazione unica e dei vari pool deviati e devianti, almeno questa volta cerchino di capire cosa c’è scritto nel codice: la madre di Samuele è innocente fino a prova del contrario.

La giustizia si è fin qui comportata bene, ha deciso di procedere ad un arresto ma ha evitato clamori e linciaggi preventivi. Adesso si faccia il processo, subito, subitissimo, in Tribunale, non da Vespa. Le indagini svolte hanno chiarito tutto quello che è chiaribile, anche ad indagar per anni non si ricava più di quel che già si sa, la signora arrestata deciderà liberamente se continuare a difendersi parlando o standosene zitta, com’è suo inviolabile diritto. Gli elementi per il processo ci sono tutti, lo si faccia domani.

Se quella madre verrà giudicata colpevole, i suoi familiari hanno diritto di saperlo subito, e subito l’altro figlio ha diritto che gli sia impostata una vita diversa; la stessa condannata avrà diritto di cominciare subito a scontare una pena che non potrà non tenere conto di un’eventuale alterazione mentale. Se, all’opposto, quella madre verrà giudicata innocente, ella ha il diritto di tornare alla sua vita, con i suoi dolori, al più presto possibile. L’unico errore che non si può commettere è quello di perdere tempo.

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