Giustizia

Condannati 116 volte

Condannati 116 volte

Risultato dell'”incontro” del 23 ottobre: Cittadini italiani 34-Italia zero. Risultato dell'”incontro” del 25 ottobre: Cittadini italiani 82-Italia zero. Risultato complessivo: 116 a zero. Dopo due giornate così anche la più scalcinata e volontaristica delle squadre comincerebbe ad interrogarsi circa il valore del gioco e dei giocatori. Sarebbe bene lo facesse anche l’Italia.

Le “partite” si sono giocate a Strasburgo, presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Da una parte i cittadini italiani che ricorrevano contro la violazione dei propri diritti, violazione prodottasi nel corso di procedimenti giudiziari; dall’altra la giustizia italiana, difesa dall’Avvocatura dello Stato, ma sostanzialmente indifendibile. Ora, si pensi al fatto che nessun magistrato pagherà per queste accertate 116 violazioni dei diritti umani, che sono una goccia nel mare della malagiustizia praticata quotidianamente, si pensi a questo e si pianga su questo povero paese, che passa da culla a tomba del diritto. Si pensi al fatto che il 48% delle persone sbattute in galera viene assolta e riconosciuta innocente, come da statistiche ministeriali. Uno su due incarcerati, troppi davvero troppi.

S’indaghino, i magistrati, quando si ricorda loro la drammatica improduttività del mondo in cui lavorano, dicono che si vuole attentare alla loro indipendenza. Il fatto è che la loro indipendenza è tutelata, com’è giusto che sia, dalla Costituzione, mentre l’improduttività e l’uso della galera preventiva come sistema d’indagine, al pari delle ripetute violazioni dei diritti umani, dovrebbero pur trovare dei colpevoli cui far pagare la bancarotta che sta sotto gli occhi di tutti. Ma i tempi lunghi, lamentano taluni, sono anche frutto di difese capziose e ritardatrici. Lamento che ben s’iscrive nella follia giudiziaria, giacché si dovrebbe ricordare che l’onere della prova spetta all’accusa e che se la prova c’è, se il pubblico ministero lavora bene ed il giudice fa il suo mestiere non c’è difesa che tenga: la condanna è sicura. La melina delle difese, semmai, trova terreno fertile nel lavoro approssimativo delle procure ed in giudicanti che lavorano part time.

I risultati che abbiamo ricordato, inoltre, gettano una luce più chiara sulla da noi tanto criticata legge Pinto, che, approvata in fretta ed in furia mentre chiudeva il portone della scorsa legislatura, tenta di strappare ai cittadini il diritto di rivolgersi a Strasburgo, condannandoli ad un nuovo infernale giro nei Tribunali italiani. Quella legge, però, non è solo sbagliata, è anche inutile. Come dimostrano questi risultati, basterà che il cittadino assolva all’ulteriore onere di perder tempo per poi avere, comunque, il diritto di rivolgersi alla Corte Europea, dove i punti si segnano come se la squadra avversaria fosse andata a dormire.

Bisogna che i nostri avvocati studino bene la Convenzione di Strasburgo, e le sentenze passate in giudicato, soprattutto quelle degli altri Paesi, che fanno parte dell’insieme dei parametri di riferimento. Basterebbe questo per rendere ancor più deflagrante la già insostenibile situazione di un paese che nega il diritto ed i diritti.

I bookmakers inglesi non scommetterebbero un penny sul risultato finale della legge Pinto; tanto meno lo faranno oggi dopo il 116 a zero incassato dalla giustizia italiana, neanche avessero giocato a Rugby contro i mostri sacri maori della Nuova Zelanda.

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