Dice il ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, che le lobbies bloccano le riforme. E’ vero. Lo ha affermato con riferimento diretto agli avvocati, che osteggiano la mediazione. Ha ragione. Ma temo che dire mezza verità sia un mezzo imbroglio.
La necessaria riforma della giustizia è avversata dalle toghe corporativizzate. Sia da quelle dei magistrati che degli avvocati. Ma mi è sfuggito il momento in cui il ministro Cancellieri ne ha proposta una seria. Sanno tutti che il processo accusatorio funziona solo e soltanto con la separazione delle carriere, e sanno tutti che l’avvocatura seleziona i migliori anche cancellando le tariffe minime e adottando il pagamento a percentuale (patto di quota lite). Se governi e parlamenti sbracano in entrambe i casi propiziano la forza del peggiore corporativismo, inutile che poi se ne lamentino. Se non si ha lucidità e coraggio si moltiplica l’ottusità e la viltà.
La stessa dottoressa Cancellieri è cresciuta in una categoria, quella dell’alta burocrazia, che non scherza punto, in quanto a corporativismo e antipatia per le riforme. Quella sua competenza potrebbe tornare utile, ora che governa. Ma se dice cose come: “è la politica che fa le sue scelte”, è segno che non s’è resa conto d’essere lei la politica che deve fare le scelte. O crede d’essere divenuta direttore generale di un ministero?
Più in generale ci si deve chiedere perché, da noi, le lobbies della conservazione siano tanto più forti di quelle del cambiamento. Nella risposta c’è il problema: perché la spesa pubblica e la mostruosità burocratica, ivi compresa quella giudiziaria, rendono prevalenti le rendite sull’intrapresa, la carriera per anzianità su quella per merito. Nell’Italia pietrificata ciascuno è contro la lobby degli altri, ma troppi preferiscono l’immobilità, convinti che si possa non cambiare nulla. Se le forze penalizzate, anche da una fiscalità demoniaca e finalizzata a pagare il costo delle lobbies, non trovano modo per contare va a finire che si cede alla tentazione di far saltare tutto.
La Cancellieri, come chiunque al suo posto, può vincere se bastona, con forza ed equilibrio, le lobbies contrapposte. Ma alleate. Se ingiuria gli uni o gli altri, o se maledice la sorte, altro non fa che compartecipare alla conservazione dell’inconservabile.
Pubblicato da Il Tempo