Giustizia

Costituzione, questa sconosciuta

Costituzione, questa sconosciuta

Nicola Mancino vicepresidente del Csm? La storia è birichina, dispettosa, ti rifila l’evidenza dei fatti così, a sorpresa, incurante del lavoro che si è fatto per occultarli, mascherarli, travisarli. Mancino va a sostituire un altro democristiano di sinistra, Rognoni. Però porta con sé qualche cosa in più, come il tandem su cui sale, quello con Clemente Mastella, ministro alla Giustizia.

Mancino e Mastella, due ex attendenti di Ciriaco De Mita oggi incaricati di provvedere ai problemi della giustizia. Niente male, come scena. Poco più di dieci anni fa i partiti della democrazia italiana furono annientati da un’azione giudiziaria che, a chiacchiere, intendeva perseguire ogni reato di corruzione e riportare la pulizia nell’amministrazione della cosa pubblica. Fin da subito si stabilì che c’era gente geneticamente immacolata: gli amici di De Mita e quelli che, a sinistra, volevano la pelle di Craxi. M&M, all’epoca, erano già cresciutelli. Nicola era capo gruppo dei senatori democristiani, Clemente proconsole nelle lande campane, tutti e due sudavano la fatica di procurar voti, per sé e per il partito. Ma, evidentemente, avevano doti superiori, perché non dovettero accedere a nessuna di quelle che per quasi tutti gli altri erano normalità: finanziare la loro attività e chiedere voti in cambio di promesse (per la qual cosa s’inventò l’immaginifico: voto di scambio). Oggi, più che giustamente, si affida alle loro mani il governo della giustizia e l’autodisciplina dei magistrati. Se lo meritano, hanno dimostrato di saper maneggiare la materia.

Datosi che Mancino passa quasi per un costituzionalista, vorrei però farli osservare che certi eccessi di zelo non sono belli. Egli ha sostenuto di sentirsi pronto ad accettare il difficile incarico anche perché confortato “dall’indicazione unanime di tutte le associazioni della magistratura”. Bravo, e secondo lui perché i costituenti vollero che a presiedere l’autogoverno, quando non è il capo dello Stato, non sia un magistrato? Per la semplice ragione che tentarono, i buoni Padri, di mettere una zeppa al corporativismo, di cui ben conoscevano le degenerazioni. L’unanime consenso della corporazione togata, oggi, è l’esatto contrario di quel che vorrebbe la Costituzione. Ma, si sa, chi meglio la difende evita di leggerla.

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