Giustizia

Criminalità ed impresa

Criminalità ed impresa

Nessuno può fare l’imprenditore e nessun mercato può mai funzionare se può capitarti d’essere ammazzato mentre vai a depositare settemila euro in banca. A Francesco Gaito, tabaccaio di Sant’Antimo, è capitato. E se fosse solo un omicidio, la cosa potrebbe avere un risvolto esclusivamente penale, ma quella è

solo la punta insanguinata di una realtà in cui lo Stato ha perso il controllo del territorio. E dove la legge è solo un testo lontano, dove la repressione del crimine un’eventualità improbabile, dove la sopravvivenza è affidata alla capacità di convivere con la violenza, non può esistere impresa, non può esistere mercato.
C’è una sola cosa che lo Stato può veramente fare, per favorire lo sviluppo economico del sud: adempiere ai doveri di uno Stato. La spesa pubblica non solo non è risolutiva, ma talora è un’aggravante perché insegna che la ricchezza arriva e non si produce e racconta che ad intascarla non sono i più bravi nel lavoro, ma i più esperti in gare d’appalto. No, servono prima di tutto tribunali che funzionino, leggi e procedure che rendano certa la pena, repressione del crimine fin dal suo livello più basso, che è sempre quello d’ingresso, poi servono forze dell’ordine. Queste ultime possono essere potenziate quanto si vuole, ma con scarso costrutto se poi la giustizia non funziona. E meno funziona più sbaglia, più sbaglia più è considerata un corpo estraneo, l’unico cui è inutile, se non peggio, rivolgersi.
Gaito ha avuto l’ultima forza di dire al fratello: aiutami a vivere. E’ l’intero mondo nel quale lavorava che deve essere aiutato a vivere, nel senso, però, che deve essere aiutato a spurgare i veleni di uno Stato assente, inerte, incapace. Uno Stato che, poi, si presenta alla famiglia del tabaccaio ucciso per avere la sua parte di quei settemila euro, la percentuale per la vendita di beni in monopolio e valori bollati. E se quei settemila euro fossero stati portati via dagli assassini, lo Stato avrebbe preteso comunque quel che gli spetta, lasciando alla famiglia in lutto l’onere di procurarseli.
Sarà bene ricordarsele, queste cose, quando ai funerali di Gaito si sentiranno le solite cose, tanto monotone quanto inutili.

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