Giustizia

Cuntrera e la presunzione d’innocenza

Cuntrera e la presunzione d'innocenza

E’ comprensibile che, difronte a quel che succede, con boss del calibro di Cuntrera che se la squagliano leggiadramente, i coccolati esponenti dell’Ulivo comincino a perdere la testa. E’ comprensibile, ma vale la pena di richiamarli ad un pizzico di serietà.

Napolitano e Folena hanno, di fatto, sostenuto che la responsabilità di quanto succede è da attribuirsi al pernicioso principio secondo il quale nessuno è colpevole fino a quando una sentenza non è definitiva, principio altresì noto come presunzione di innocenza. Folena, in un tardo scatto di attivismo propositorio, ha sostenuto che i condannati debbano andare in galera dopo la sentenza di secondo grado, senza attendere il giudizio della Corte di Cassazione. Proposta ridicola, ancorché drammatica.

Vale la pena di ricordare che la presunzione di innocenza non è una perversione italiana (ove, semmai, è assai scarsamente rispettata), bensì il fondamento di ogni sistema civile, in ogni parte del mondo che possa definirsi tale. Pensare di intaccare questo principio significa essersi bevuti il cervello.

I guai nascono quando la presunzione di innocenza si accompagna a procedimenti penali che durano tempi misurabili in decenni. In questo caso è evidente che i condannandi si trovano a piede libero, e se le condanne che si annunciano sono superiori a qualche anno, raggiungendo i venti o trenta anni, essi sono ragionevolmente spinti a darsi alla fuga. Anticipare il loro arresto al momento conclusivo del secondo grado serve solo a farseli scappare in quell’occasione, anziché dopo. Licio Gelli girava indisturbato da anni, non da qualche settimana.

Il punto, quindi, senza per questo dimenticare le altre responsabilità, è che il nostro processo penale fa acqua da tutte le parti. Ed una delle cause di tanto disastro sta nella scarsa attitudine al lavoro dei nostri magistrati. Abbiamo, proporzionalmente, più magistrati che in altri paesi civili, eppure i nostri si lamentano sempre di avere troppo lavoro arretrato. L’arretrato, però, si accumula anche perché lavorano poco. Per rendersene conto basta mettere piede in un Tribunale, ove si spalanca la visione di un sistema infernalmente inefficiente, fatto di eterni rinvii, di udienze che iniziano tardi e si concludono immancabilmente prima che l’acqua della pasta cominci a bollire.

I signori governanti hanno la precisa responsabilità di avere taciuto e coperto tutto questo; hanno la precisa responsabilità di avere assecondato tutte le bizze di una corporazione, quella dei magistrati, potente quanto inefficiente. Adesso che Gelli e Cuntrera se la danno dicono : si devono accertare le responsabilità. Già, e non c’è nemmeno da cercare lontano.

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