Giustizia

Decorrenze e cretinerie

Decorrenze e cretinerie

“Rendiamo esecutive le sentenze dopo il secondo grado, così eviteremo la scarcerazione dei colpevoli”. Stupisce che ancora qualcuno sostenga una simile castroneria. Già perché non si tratta di condividere o meno una simile tesi, si tratta di riconoscerla per quello che è: una cretinata.

A far tornar la voglia di dir cose senza senso è stato, da ultimo, il caso di un signore napoletano, autore e reo confesso della bellezza di 59 omicidi. Il galantuomo è stato scarcerato per decorrenza dei termini, e la cosa, francamente, ha dell’assurdo. Ma l’assurdo, si stia bene attenti, non sta nella decorrenza dei termini, bensì in tutto il resto di questa vicenda processuale.

Dunque, tanto per cominciare il macellaio di cui stiamo parlando è stato già condannato a 30 anni per 14 omicidi, ma solo in primo grado. Il che significa che se anche le sentenze fossero esecutive dopo il secondo grado il nostro killer se ne andrebbe a spasso. Ma si vorrebbe sapere: se egli ha confessato 59 omicidi, come si è fatto a non condannarlo in via definitiva? da dove sono nate le difficoltà ed i ritardi? Di questo ci si dovrebbe occupare, questo è il sintomo del collasso della giustizia, non il fatto che esiste la Cassazione.

Non è che tre gradi sono troppi, è che non si è capaci di farne funzionare bene anche uno solo. Ora, naturalmente, sarebbe un errore generalizzare, e non tutti i magistrati giuocano a tennis anziché lavorare (ma perché non viene cacciato a calci quello che spostava le udienze per andare a spallettare?), però la nostra personale esperienza ci ha insegnato che non si è mai vista un’udienza iniziare in orario, che dal giugno del 1997 aspettiamo l’esito di una querela per diffamazione, e la nostra difesa non ha mai mosso un dito per ritardare alcunché. Insomma, inutile girarci attorno, nelle procure e nei tribunali si lavora poco e male. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Ma torniamo ai fautori dell’esecutività anticipata. Sanno, essi, che nella grande maggioranza dei casi le sentenze di secondo grado riformano quelle di primo? E quale applichiamo? Se l’esecutività anticipata sarà applicabile solo nel caso di giudizi identici finirà con il non essere applicata mai; e, inoltre, costituirà un’illecita pressione sulle corti d’Appello, le quali, solo facendo il loro dovere, si assumeranno la responsabilità della non esecuzione. Insomma, un gran pasticcio. Hanno, i fautori di tale tesi, mai sentito parlare della presunzione d’innocenza? che non è una perversione da azzeccagarbugli, ma un diritto umano inviolabile sancito dalla Costituzione e da un paio di trattati internazionali dall’Italia sottoscritti.

Dato che, però, non sembra corretto liquidare l’intera questione sotto il segno dell’altrui babbioneria, è opportuno guardare a cosa c’è dietro. Dietro c’è il ripetuto e ritornante desiderio di far fuori la Corte di Cassazione. La corporazione è divenuta insofferente al controllo di legittimità. Anche perché, presso la Cassazione, dopo non pochi sbandamenti, sembra che qualcuno si sia messo in testa di fare il proprio dovere. Il che, diciamolo, non è leale nei confronti di quel povero magistrato che, ogni giorno, sui campi, si guadagna con il sudore stipendio e carriera.

In tutto questo non perdetevi il capolavoro: secondo il procuratore generale di Milano, al debutto come inaugurante l’anno giudiziario, si dovrebbero allungare i tempi di prescrizione. Vale a dire che per un reato la cui pena potrebbe essere cinque anni ed un giorno di detenzione il processo dovrebbe poter durare più di quindici anni. Più di quindici anni. Chi glieli scrive, i discorsi, Woody Allen?

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