E se fosse innocente? O se, più probabilmente, fosse colpevole? In tutti e due i casi la giustizia ne esce stuprata, sicché il caso del violentatore seriale c’impone di parlare non di lui, ma di noi, del modo in cui funziona la nostra malagiustizia. Ce lo impone anche quella specie di corrida che nel Pd chiamano dibattito, con la politica giunta alla bassezza di rimproverarsi la presenza di un maniaco sessuale, ignorando quello che, invece, la politica dovrebbe fare per la giustizia.
Tutti i non condannati sono presunti innocenti. Lo scrivemmo anche a proposito dei romeni, indicati come violentatori sicuri e rivelatisi estranei ai fatti. Serva di lezione. Se fosse innocente, quindi, potrà solo suicidarsi o accettare l’invito in qualche isola televisiva. Le sue foto sono ovunque, e siccome la legge impone di non fotografare gli ammanettati, nella patria del diritto s’organizza lo storto, mettendo i pallini sui braccialetti. Uno così trattato, che cavolo ci fa, poi, con la sua presunta innocenza?
Mettiamo, invece, che sia colpevole, che la prova del dna non sia una bufala. Perfetto, l’abbiamo preso. Portiamolo in tribunale e condanniamolo, subito. Quando sarà in galera, però, chiediamoci cosa ci faceva fuori, perché questo signore era stato prosciolto dopo avere, nel 1996, tentato di violentare una donna, minacciandola con un coltello. Allora la cosa si risolse con uno psichiatra consulente del giudice, il quale sostenne essersi trattato di un raptus momentaneo ed irripetibile, pertanto senza pericolosità ulteriore. Osservo: a. era uscito da casa armato di coltello, quindi premeditava; b. il consulente ha scritto la sentenza, mentre il giudice fece il passacarte; c. nel merito, lo psichiatra era da ricovero. Il minimo che mi aspetto, quindi, è che il professionista sia cancellato dall’albo, il magistrato sia richiamato a far meglio il suo mestiere, e l’istituto psichiatrico, cui il violentatore fu successivamente inviato, riceva una severa ispezione. Ed è il minimo, perché riterrei utile il mettere alla porta tutti e tre: il giudice perché privo di vocazione, il medico perché grottescamente incapace e l’istituto perché è da matti spenderci soldi.
Riassumendo: se fosse innocente, staremmo calpestando il diritto, e se fosse colpevole avremmo già dimostrato di cos’è capace la malagiustizia.