Giustizia

Fassino e gli svarioni

Fassino e gli svarioni

Piero Fassino è una persona seria, sa di essere divenuto ministro della Giustizia senza volerlo e sa di non essere riuscito a fare molto per migliorare la situazione drammatica in cui versa quell’amministrazione. Pubblicando un libro (“Sicurezza e giustizia”, con Paolo Borgna), però, avrebbe potuto fare maggiore attenzione a non firmare qualche ragguardevole svarione.

Intanto lo avrebbe aiutato il trovare un interlocutore vero e puntuto, e non un magistrato come Paolo Borgna, il quale rivendica l’avere alle spalle una militanza di sinistra. Come dire, quando si è ministri sarebbe auspicabile una maggiore attenzione estetica (s’immagini cosa succederebbe se il prossimo ministro della giustizia rilasciasse una così lunga intervista ad un magistrato che ha militato nelle fila del suo partito). Lo avrebbe aiutato perché così avrebbe risparmiato al lettore le interminabili pagine sulle insufficienze culturali della sinistra, o, almeno, le avrebbe rese meno lamentose e più spietate. Insomma, come si può governare oggi sostenendo di avere sempre sbagliato ieri? come si possono oggi applicare politiche che si sono combattute ieri? Insufficienza culturale, dicono i due interlocutori di sinistra. Sì, pensa il lettore, ma cosa vi fa supporre d’averla superata. E, difatti, non l’hanno superata affatto, hanno solo affinato l’uso del doppiopesismo.

Faccio un esempio, relativo al problema della massiccia presenza di drogati nelle carceri italiane: “Mi chiedo -dice Fassino- se non sarebbe più utile ed efficace far ricorso più ampiamente a forme di decarcerazione, favorendo l’ospitalità in comunità terapeutiche, potenziando le politiche di affidamento …”. Ecco, visto che se lo chiede è bene che sappia che questo è stato l’obiettivo per il quale ci siamo battuti per tanti anni, ma cui lui ed il suo partito si sono sempre opposti, giudicando le comunità terapeutiche un luogo totalizzante e non preferibile al carcere. Adesso che fa il ministro si accorge di avere sbagliato. Che fa, secondo voi, una persona seria in questo caso?

Il ministro lamenta il fatto che “la possibilità per i cittadini di adire direttamente anche a corti europee sta di fatto introducendo un quarto grado di giudizio, con conseguenze nefaste sui tempi della giustizia”. Il signor ministro è stato assai male informato: i cittadini si rivolgono alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo proprio per protestare contro i tempi intollerabilmente lunghi della giustizia italiana, la qual cosa non li allunga di un solo giorno perché si ricorre quando il giudizio è già completato. Dal che deriva che Fassino non aveva idea di cosa stesse dicendo.

Il bello è che la spalla, Borgna, gli ricorda con raccapriccio le condizioni inumane delle prigioni cubane (trentotto in una cella, solo un’ora d’aria), ed il ministro ci casca, affermando che sono cose dell’altro mondo. Invece no, sono di questo. Si faccia portare la pratica, signor ministro, perché io denunciai (con interviste, libri e denuncie vere e proprie) analoghe condizioni di vita inumana a Regina Coeli, dove si rimaneva chiusi in cella, in quindici, senza mangiare e con servizi igienici da urlo, con due drogati in crisi d’astinenza ed il pavimento cosparso di vomito, per ventitré ore e dieci minuti al giorno. Si faccia portare la pratica, anzi s’informi su come si sono permessi di violare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Poi prenda una vacanza, che è meglio.

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