Giustizia

Gico e Di Pietro

Gico e Di Pietro

Che il dottor Di Pietro abbia interpretato in maniera politica il suo vecchio mestiere di pubblico ministero è cosa difficilmente negabile. Basta guardare dove è finito, dopo avere giurato e rigiurato che non si sarebbe mai dato alla politica. Che, inoltre, le inchieste da lui gestite peccavano di un certo strabismo è cosa che in diversi abbiamo avvertito. Non è un mistero: il giustizialismo spettacolare, di cui Di Pietro è stato un grande protagonista, ci ripugna alquanto.

Chi di spada ferisce di spada perisce. Fin qui il proverbio non si è inverato, e le spade giudiziarie abbattutesi sul senatore si sono dimostrate decisamente prive di taglio. Si vede che aveva un buon avvocato.

Prese, dunque, tutte le necessarie distanze da quest’uomo politico che non ci piace, non possiamo fare a meno di notare alcune stranezze nel recente rapporto del Gico. Insomma, i Gico depositano presso una procura della Repubblica un rapporto nel quale si affermerebbe che il dott. Di Pietro fece indagini mirate, salvando amici e conoscenti, utilizzando selettivamente le informazioni, attaccando e demolendo altri. Con tutto il rispetto per i Gico, questa si chiama acqua tiepida. Hanno anche indagato per scoprire questo?

Si dirà: no, il punto sta nel ruolo di Panici Battaglia. Già, Pacini Battaglia. Ma noi vogliamo sperare che i Gico portino qualche elemento in più di quelli già raccolti dalle inchieste giornalistiche contro corrente (e per le quali pendono grappoli di querele). Ma insomma, quel che si sa dei rapporti fra Pacini Battaglia e di Pietro avrebbe già messo in galera un indagato dal dott. Di Pietro, il quale, per sua fortuna, non ha colleghi altrettanto sbrigativi.

Ci colpisce, però, il fatto che quel rapporto dei Gico finisca sui giornali mentre si sente sferragliare il convoglio politico ferroviario di Prodi e Di Pietro. Quel vagone è ricolmo di cose e persone, sentimenti e pensieri che speriamo ardentemente siano risparmiati all’Italia. Ma conta ancora di più che si eviti di fermarlo con l’uso dell’arma giudiziaria. Il dipietrismo giudiziario ci pare deplorevole anche quando è indirizzato contro il suo migliore interprete.

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