Giustizia

Giudici che sbagliano e che fanno carriera

Giudici che sbagliano e che fanno carriera

C’è un modo per sbagliare facendo lo stesso carriera e consiste nel vincere, magari con raccomandazione, un concorso in magistratura. Ho atteso per giorni a commentare la sentenza con cui la Cassazione ha azzerato i processi sul caso Sme, nella speranza che qualcuno se ne accorgesse.

Invece niente, la corporazione ipnotizza i commentatori, talché si può discettare di diritto e di rovescio, ma mai affermare che gli asini non debbano far carriera. Non sempre sono asini, vero, perché in diversi casi trattasi di gente istruita, nel senso che ha ricevuto istruzioni.

Secondo la Costituzione ciascun cittadino ha diritto ad essere giudicato dal giudice naturale, vale a dire da un giudice preordinato, non scelto caso per caso. Chi sia questo signore lo si stabilisce sulla base di norme precise, che stabiliscono la competenza (territoriale e tematica) di ciascuno. Violare queste garanzie significa stracciare la giustizia e ridurla a guerra per bande. A Milano, per undici anni, un giudice dell’udienza preliminare e due tribunali hanno stabilito d’essere loro i competenti. Dopo undici anni la Cassazione ha accertato che non era vero, quindi si ricomincia da capo. Ma siccome si sono persi undici anni, il processo non si farà più, perché scatta la prescrizione. Quattrini buttati, tempo sprecato, vita pubblica inquinata. I colpevoli la fanno franca, gli innocenti se lo prendono in saccoccia. Uno spettacolo così deprimente da offrire una sola consolazione: la giustizia ha funzionato, seppure al suo ultimo gradino. Vabbe’, facciamo finta che sia così. In questo caso, però, quei signori giudici che hanno sbagliato ad applicare le leggi ed hanno creato un tale disastro, subiranno delle conseguenze? Anche lievi, un ammonimento, un suggerimento di tornare a studiare? No, faranno carriera, come se le avessero azzeccate tutte. Non si premia il merito, ma si protegge l’irresponsabilità.

Certo, quei giudici li capisco. Essi vedevano che solo agendo in un certo modo si è eletti in Parlamento, si siede al governo, magari presieduti dai propri ex inquisiti, cui ci si è affezionati. Nei corpi non selezionati s’avanza il pecoronismo e la politicizzazione della magistratura coincide con l’assenza di politica per la giustizia. A pagare è l’Italia, il Paese con la peggiore giustizia d’Europa.

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