Sarebbe bene non sottovalutare quel che è successo ad un ragazzo, di cui volutamente non cito il nome (e di cui questo giornale si rifiuterebbe, comunque, di pubblicare la foto), accusato di avere commesso il duplice omicidio di Cori.
Diciamo subito che il punto importante non è la diversa valutazione che il pm ed il gip, da un parte, e Tribunale della Libertà, da quell’altra, hanno dato degli elementi di colpevolezza : tali da giustificare l’arresto, per il pm ed il gip; tali da rendere necessaria la scarcerazione, per il Tribunale. Questa è una normalissima dialettica giudiziaria, e, anzi, sarebbe bene che casi del genere si verificassero più spesso. Patologica, semmai, è la tanto reclamizzata situazione in cui i Tribunali danno sempre e comunque ragione agli accusatori.
La decisione del Tribunale, quindi, non deve essere letta (come superficialmente e banalmente si fa su certi giornali) come una “sconfessione” del pm e del gip. No, si tratta solo e soltanto del funzionamento del nuovo codice, per cui un organo collegiale ha la possibilità di valutare con maggiore attenzione le cose già viste da “uomini soli”, quali sono il pm ed il gip. Infine, ferma restando la presunzione di non colpevolezza, garantita dalla nostra (dimenticata) Costituzione, la scarcerazione del giovane non equivale ad una assoluzione. Così come, del resto, l’arresto non equivaleva ad una condanna.
Il fatto che si è verificato, però, è gravissimo sotto due altri profili : uno che riguarda la magistratura, l’altro il sistema dell’informazione.
Questo ragazzo ha detto : “confessai perché mi picchiavano”. Ed anche : “feci finta di confessare perché solo così potevo incontrare i miei avvocati e raccontare tutto”. Ora noi vogliamo sperare che, a seguito di queste dichiarazioni, si farà una severissima inchiesta. Vogliamo sperare che il ministro di grazia e giustizia batta un colpo e segnali la propria esistenza. Vogliamo sperare che il Consiglio Superiore della Magistratura manifesti la propria esistenza non solo per le questioni corporative che riguardano la carriera dei magistrati.
Se in queste dichiarazioni del ragazzo vi è un qualche fondamento di verità, se esse non sono frutto di allucinazione, allora è necessario che chi lo ha picchiato, chi lo ha ricattato ponendo delle condizioni all’incontro con gli avvocati, sia processato e condannato. E se in questa partita sono entrate responsabilità di magistrati, essi vanno immediatamente allontanati da una professione che non mostrano di potere esercitare.
Per quel che riguarda il sistema dell’informazione : ma quando la finiranno, giornali e televisioni, di essere i megafoni acritici, i servi sciocchi e ciechi delle pubbliche accuse? Tutti hanno pubblicato, senza che questo abbia provocato il minimo imbarazzo, nome, foto e storia di un ragazzo che ha il diritto di essere considerato innocente. Tutti già condannandolo, così come da velina passata loro dal pm.
Questo non è giornalismo, questo non è diritto di cronaca. Questo è il prodotto di un’informazione sempre al servizio dei più forti, comunque piombata in un baratro di impreparazione ed ignoranza professionale.