Dalla procura di Napoli giungono notizie relative alla solita inchiesta sulla massoneria. La probabilità che si tratti dell’ennesimo buco nell’acqua è assai elevata, ma staremo a vedere e ci attendiamo la conclusione dell’inchiesta prima dei prossimi duemila anni.
Ci colpisce, però, quel che questa loggia deviata si sarebbe proposta di fare: niente popò di meno che evitare che Giovanni Falcone assumesse l’incarico di capo della procura palermitana. Ora, a dire il vero, quell’avversità è certamente condannabile, e da noi assai condannata, ma non propriamente un reato. Se reato fosse, difatti, andrebbe contestato anche al partito comunista italiano, specificamente nella persona di Luciano Violante, ed alla corrente di magistratura democratica, specificamente nella persona di Elena Paciotti (che, dismessa la toga, è corsa a farsi premiare con un seggio comunista a Strasburgo). Essi, con assai più efficacia della presunta loggia massonica, si batterono contro quella nomina, riuscendo a sconfiggere Giovanni Falcone.
Un’ultima cosa resta da dire: sapete chi era il candidato antagonista di Falcone per la successiva nomina a procuratore antimafia? Era Agostino Cordova, lo stesso che oggi dirige la procura di Napoli e quest’ennesima inchiesta sulla massoneria. La storia, talora, propone singolari coincidenze.