Giustizia

I libri di Scattone

I libri di Scattone

Che i giornali pubblichino il titolo di alcuni dei libri posseduti da uno dei giovani accusati di avere ucciso Marta Russo, all’Università di Roma, e che, come se non bastasse, pretesi intellettuali tentino di trarne una morale, be’ è davvero troppo.

Abbiamo già denunciato, da queste pagine, l’appecoronamento dell’informazione, il subordinarsi dei giornalisti agli interessi della pubblica accusa, fino a divenirne ossequiosi velinari. Adesso sembra di dovere sottolineare che è scomparso anche il senso del ridicolo.

Ho deciso, mi autodenuncio. Posseggo (per mia fortuna) moltissimi libri. Fra questi vi sono due diverse edizioni di “Delitto e castigo”, di Fedor Dostoevskij : se ammazzano qualche vecchietta, sono fortemente indiziato. Adesso che ci penso, in tempi di pedofilia, forse dovrei disfarmi di “Morte a Venezia”, di Thomas Mann. Farei, sicuramente, fatica a spiegare il perché di tanti libri sull’Olocausto, risultando evidente che vi cerco ispirazione per organizzare nuovi massacri. “L’isola del tesoro”, invece, lo dico subito, è un meraviglioso racconto di Robert Louis Stevenson, e non ha nulla a che vedere con i paradisi fiscali : il bottino c’è, ma è una storia complessa.

Insomma, ditemi di quale nefandezza posso essere accusato, e vi trovo una decina di titoli che possono, inequivocabilmente, testimoniare una predisposizione, se non una concreta organizzazione del crimine.

Sembra uno scherzo, ma non lo è. I giornali hanno veramente pubblicato roba simile, si è veramente potuto leggere : possedeva libri sul senso della morte, quindi … Ci vuol poco a capire che le indagini di polizia, se sconfinano in indagini sull’animo, sono già degenerazione inquisitoriale o nazista. Il che è grave. Ma non è meno grave che l’ignoranza e l’ignavia giornalistica consentano a questo miscuglio maleodorante e velenoso di essere scodellato nella case degli italiani.

A noi, meglio ripeterlo, non interessa granché dell’innocenza o della colpevolezza degli accusati. Crediamo che, questa, sia materia dei Tribunali. A noi interessa difendere le regole, perché solo le regole possono assicurare civiltà ad un paese. Ebbene, contro quei due accusati si sono violate tutte le regole : dalla diffusione della loro foto segnaletica (che anziché essere ad uso dello Stato è divenuta ad uso dei giornalisti); alla messa in piazza dei loro oggetti personali, custoditi nelle loro case.

E tanto scempio di giustizia, tanto strazio delle regole, è stato operato da inquirenti che, da qualche estate a questa parte, dal delitto di via Poli (ricordate l’innocente Vanacore?), al delitto dell’Olgiata, non ne imbroccano una. Mettono i mostri in vetrina, e poi si scopre che mostri non erano, che erano innocenti. Che, allora, siano loro, gli inquirenti, i mostri?

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