Giustizia

Il caso Poggiali

Il caso Poggiali

Per quanto la nostra visione delle cose giudiziarie sia crudamente realista, ai margini del più nero pessimismo, non avevamo neanche immaginato storie come quella che qui raccontiamo.

In un triste mattino dell’8 agosto del 1997, sui monti Lepini, cadeva un aereo dell’Aeronautica Militare Italiana. Tre giovani militari si trovavano a bordo, ed uno di essi, il Capitano Maurizio Poggiali, di 32 anni, perse la vita. Nonostante l’aereo fosse stato avvistato, fuori dalla rotta stabilita, da un gruppo di deltaplanisti (che subito riferirono il fatto all’equipaggio di un elicottero impegnato nelle ricerche), nonostante l’area del possibile impatto al suolo fosse stata individuata già un’ora dopo la caduta, l’Aeronautica non fu in grado di trovare il veivolo e, alle 2O, nove ore dopo l’incidente, sospese le ricerche per sopraggiunta oscurità (alle 20? ad agosto?). Le ricerche ed i soccorsi non furono in grado di trovare l’aero neanche il giorno dopo, nel corso del quale, per puro caso, fu una bambina di undici anni, in gita con i genitori, a fare la scoperta. Fortunatamente vi erano due sopravvissuti. Sfortunatamente vi era un morto.

Le guardie forestali dichiararono l’ovvio: il luogo dell’impatto non era affatto inaccessibile, tant’è che vi passeggiava una bambina. Il veivolo non era stato trovato prima perché le ricerche erano state condotte per via aerea, mentre non erano partite quelle via terra. Perché? perché non continuarono nella notte, lasciando due sopravvissuti in balia di se stessi? e se l’aero fosse stato trovato prima, il capitano Poggiali sarebbe ancora vivo? Il minimo che ci si possa aspettare è che su una cosa simile l’autorità giudiziaria avvii un’inchiesta. Invece avviene l’incredibile.

L’autopsia viene affidata al dottor Fortunato Lazzaro (pare sia parente di un pm, Francesco Lazzaro, che presso la medesima procura di Latina si era occupato del medesimo caso), ed è evidente che il dato più interessante è sapere quando, all’incirca, Poggiali ha cessato di vivere. Il perito deposita le sue conclusioni tre mesi dopo, nel novembre del 1997. In esse si legge testualmente: “L’epoca della morte riferita ad arco temporale circoscritto alle ore pomeridiane è compatibile con i dati dell’esame necroscopico”. Tradotto in un italiano più piano e lineare significa che Poggiali è morto nel pomeriggio, diverse ore dopo l’impatto.

Se così è diviene ancora più importante capire perché i soccorsi hanno tardato tanto. Di questo si rendono ben conto i genitori del Capitano, che si recano dal pm competente, dott. Vincenzo Saveriano, per sottolineare il fatto. Qui avviene l’incredibile.

Il pm non aveva ancora letto la perizia (che fretta c’è?), ma messo al corrente del suo contenuto afferma che il dott. Lazzaro si è sbagliato ed annuncia un’iniziativa sconcertante: “adesso lo chiamo e gliela faccio correggere”. A questa storia non avremmo mai creduto se non vi fosse l’evidenza a confermarla. Difatti, il 12 dicembre successivo (questa volta in fretta in fretta), l’ineffabile dott. Lazzaro deposita una postilla alla perizia: “su richiesta del pm specifico quanto segue ….”. E precisa che l’orario del decesso non era stato stabilito su base scientifica, ma partendo dal fatto che i carabinieri gli avevano detto che l’aereo era caduto alle 13; mentre adesso afferma con sicurezza che la morte è sopravvenuta pochi minuti dopo l’impatto.

Naturalmente fra la prima e la seconda versione dei fatti, che neanche si somigliano, il dott. Lazzaro non ha sentito il bisogno di far visita alla salma. Quindi, in altre e più semplici parole, egli ha cambiato i risultati della perizia solo perché il pm glielo ha chiesto. Ma quando glielo ha chiesto? e come glielo ha chiesto? visto che il dott. Lazzaro lo afferma esplicitamente vorremmo conoscere l’atto formale compiuto dal pm. Non vorremmo dover credere che glielo abbia chiesto a cena, nel qual caso sarebbe bene che lo invitassero a colazione presso il Consiglio Superiore della Magistratura, per essere sottoposto a procedimento disciplinare.

Queste domande ce le poniamo noi, ma se le pone anche il giudice delle indagini preliminari di Perugia, il quale chiede “inoltre di accertare l’esistenza di eventuali rapporti di frequentazione, amicizia, parentela o altro eventualmente esistenti tra il dott. Saveriano e taluno degli Ufficiali dell’Aeronautica militare in qualche modo coinvolto nella vicenda”. Giusto, che lo si accerti, tanto più che la procura di Latina è retta dal dott. Antonio Gagliardi, residente presso una caserma dell’Aeronautica Militare.

Ma già che siamo in tema di accertamenti si accerti questo ulteriore, sconcertante fatto. Per avere una più chiara descrizione dei fatti la procura ha nominato un consulente tecnico, nella persona di Francesco Martone. Saveriano nomina Martone. Chi è Martone? E’ un ex Tenenete Colonello dell’Aeronautica Militare, poi dimissionario. Non risulta che in passato Martone abbia mai prestato consulenze in qualche modo paragonabili a quella che adesso gli è stata chiesta, risulta, invece, che egli fu l’istruttore di volo di colui il quale pilotava l’aero caduto. Datosi che non si può escludere una responsabilità del pilota, ecco che la procura si affida alla consulenza di chi lo addestrò. Bel colpo, ma aspettate che arriva il bello.

Anche l’Aeronautica Militare nomina un perito di parte, nella persona di Raffaele Lizzi. Chi è Lizzi? Lizzi è un Maggiore attualmente in servizio presso l’Aeronautica Militare, ma, attenti, è anche il socio di Martone. Difatti, mentre scrivo, ho davanti agli occhi la pubblicità che dice “Volo Sportivo – A.S. La Fenice – Campo di Volo Via Litoranea Km. 18+200 CAP 04016 Sabaudia”, e sulla pubblicità campeggiano i nomi dei nostri due periti: F. Martone e R. Lizzi. La procura di Latina ha per consulente il socio del consulente della parte che andrebbe indagata.

Capiamo che al CSM non hanno tempo per scoprire tutte queste belle cose, ma noi le abbiamo scoperte per loro. Siamo sicuri che non si faranno sfuggire l’occasione per dimostrare che ancora esistono.

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