Sempre a metà fra farsa e tragedia. Anche la vicenda del presunto telefonista delle Brigate Rosse non si discosta da questa costante dell’andazzo contemporaneo. Noi, però, troviamo motivi per una seria indignazione.
Prima di tutto non c’è un solo allocco, calcante l’italico suolo, che possa ragionevolmente credere al fatto che vi sia stata una “fuga di notizie”. Quella che è sfuggita non è una notizia, ma una conferenza stampa con tutti i particolari in cronaca. Abbiamo saputo pure quello che non avremmo mai voluto sapere, come il fatto che il testimone chiave è un bimbo di cui manca solo che venga diffusa la foto e la pagella. Abbiamo saputo come sono state condotte le indagini, ed abbiamo saputo che per mesi nessun investigatore ha preso in considerazione l’ipotesi che anche le schede telefoniche lasciano una traccia (segno che si è trattato di una conferenza stampa sincera, non solo trionfalistica, e che siamo governati da gente che non ha mai letto i capitolati d’onere che legano le società concessionarie allo Stato). Siamo giunti all’assurdo ridicolo di leggere, su la Repubblica, un’intervista al “superpoliziotto segreto” (il che presuppone l’esistenza di un lettore pubblico supercretino).
Altro che fuga di notizie. Quello cui possiamo credere, al più, è che si era preparata una bella parata informativa in vista di alcuni sviluppi investigativi e che qualcuno, per babbioneria o malizia, ha tolto il tappo prima del tempo. Ma questa, appunto, non è una fuga di notizie, è una notizia abortita.
Ma veniamo a quel che più ci preme. Un Tale, di cui saremo gli unici a non fare il nome, viene arrestato con l’accusa di essere colui il quale diede ai giornali la notizia e la rivendicazione per la morte di D’Antona, ucciso dalle BR. Del Tale, in un batter di ciglia, sappiamo tutto: provenienza, lavoro, hobby, foto, ecc. ecc.. E’ vero, ci sarebbe la presunzione d’innocenza, ma, pensiamo ingenui, dopo mesi e mesi di lavoro, avendo messo le mani sul più piccolo pesce possibile, saranno andati a colpo sicuro.
Invece passano i giorni e le cose si complicano. Il Tale potrebbe essere il telefonista, ma potrebbe anche non esserlo. Anzi, pare che abbia un alibi. Anzi, pare che ci siano dei testimoni che lo scagionano. Anzi, il bimbo lo aveva riconosciuto, in foto, ma aveva riconosciuto anche altri. A questo punto le ciarlierissime Autorità decidono di segretare gli interrogatori. Da qui in poi tutto deve restare segreto. Con il che a noi resta l’impressione che le spettabili Autorità abbiano preso una mirabile cantonata, e che coprano la loro vergogna con il segreto.
Spiacenti, ma non collaboreremo. Adesso, il Tale, o ce lo consegnate colpevole, condannato velocemente sulla base delle prove già raccolte; o ce lo restituite libero ed innocente, e con le scuse di inquirenti pasticcioni, incompetenti, ed esibizionisti come spogliarelliste.