Giustizia

Il timore di Caianiello

Il timore di Caianiello

Le grandi verità si annidano nei dettagli, e Vincenzo Caianiello ce ne offre uno di grande valore. Scrive, da par suo, su Liberal, e scrive sugli anni del giustizialismo. Tutte cose ben pensate e ben scritte.

Ma, ad un certo punto, intrattenendo il lettore sulla follia giornalistica che volle certi magistrati al centro dell’attenzione, scrive: “? fummo informati dei loro gusti (celando dentro, per timore, il disgusto che ciò ci provocava) ?”. Chi ci segue conosce la nostra convinzione: gli anni delle inchieste che hanno smontato la politica devono essere ancora tutti studiati e compresi, non potendoci accontentare di versioni meschinelle e precotte. In quella parentetica, però, Caianiello ha compreso e descritto un mondo ed un’epoca.

“Celando dentro”, “per timore”. Ma che doveva celare, che timore poteva avere un uomo probo, mite, valoroso negli studi come Vincenzo Caianiello? Nessuno, dirà chi non ricorda o finge di non aver vissuto quegli anni. Aveva ben d’onde d’aver paura, diciamo noi, invece. E quella sua paura d’uomo giusto rimane ad imperitura memoria del vandalismo giudiziario.

Domenica prossima parleremo di queste cose, ne parlerà Caianiello stesso. Ci sono esaltati da tutte le parti, ci son quelli che vedrebbero volentieri in ceppi anche i propri congiunti, e quanti sognano in catene i magistrati che quei ceppi impartirono. C’è chi, come il Gastone petroliniano, festeggia le manette senza aver l’orrore di se stesso, e chi vorrebbe festeggiare la chiusura dei Tribunali. Noi, tanto per cambiare, ci mettiamo volentieri nella minoranza che crede nella giustizia, che intende difenderla ad ogni costo e da ogni attacco. Crediamo in una giustizia che sappia punire chi viola le leggi, una giustizia, quindi, che sappia espellere quanti le leggi vilipendono. Come, purtroppo, alcuni magistrati hanno fatto e fanno, con grave disonore per la toga che indossano.

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