Giustizia

Il tribunale dei media

Il tribunale dei media

Riflettano, gli avvocati ed i cittadini tutti su quel che accade a Cogne. Posto, naturalmente, che ciascun indagato o imputato ha tutto il diritto di scegliersi l’avvocato che preferisce, così come di cambiarlo quando lo ritiene opportuno; e posto, anche, che un avvocato può rimettere il mandato, anche se, credo, dovrebbe farlo con tutto il silenzio possibile.

Ma l’impressione è che a Cogne le famiglie coinvolte si sentano sotto processo più sulla stampa, più in televisione che in Tribunale. In Tribunale il loro precedente avvocato era riuscito ad ottenere tutto quello che era possibile, restituendo in fretta la libertà a colei che è sospettata d’infanticidio. Di più, all’avvocato, non si può chiedere. Se non fosse che la scarcerazione non aveva affatto fermato il mercato delle notizie e degli umori, né aveva chiuso la bocca a magistrati inquirenti che, sotto la pressione dei media, si sono trasformati in macchine da dichiarazione. Il Gip, addirittura, grazie alla notorietà acquisita con questo caso, e solo grazie a questa, adesso debutta anche come attore e fine dicitore. Roba dell’altro mondo.

Così le famiglie hanno avvertito la necessità di difendersi anche in quel tribunale senza diritti e senza regole, senza morale e senza pudori che è il tribunale dei media. E ieri i giornali erano, ancora una volta, pieni del loro dramma.

Riflettano, su questo, avvocati e cittadini tutti. Perché davvero non si vede cos’altro debba accadere per rendere più corrotta la giustizia italiana.

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