Giustizia

Il turbo, non la mordacchia

Il turbo, non la mordacchia

Altro che bavaglio, alla giustizia si deve mettere il turbo. Da tre lustri i giustizialisti, che militano in massa in una sinistra che arrivò al governo grazie alla malagiustizia, strillano contro qualsiasi riforma, ritenendole tutte indirizzate a mettere la mordacchia ai giudici. Ora si ritrovano inquisiti e sbattuti in galera, con i giornali che arroventano le inchieste e parlano di nuovi filoni, così avviene il miracolo ed a sinistra ci si mostra interessati alla riforma. Ovvia deduzione: adesso sono loro a volere fermare le toghe. Adesso sono loro a dirci: ma non eravate garantisti? Certo che lo siamo, solo che non siamo né scemi né ignoranti, non scambiamo il garantismo per l’innocentismo e vogliamo le riforme per ottenere una giustizia che sappia riconoscere e condannare i colpevoli.
Due esempi. Il primo è Parmalat: bancarotta conclamata nel dicembre del 2003 e processo relativo che, dopo cinque anni, è alle battute iniziali, mentre quello per aggiotaggio, che si svolge in altra sede, arriva al primo grado assolvendo tutti e ritenendo responsabile solo Tanzi. I risparmiatori possono scordarsi il risarcimento e mancano molti anni prima della sentenza definitiva. Una schifezza. Secondo esempio: l’assessore napoletano, oggi agli arresti, che si fece strada proclamandosi moralizzatore. Militava con Orlando Cascio, quindi gli si può dire: vieni avanti, retino. Considero questo signore, di cui non faccio l’irrilevante nome, innocente, perché conosco la legge e l’etica. Da innocente, però, è finito, dato che è sulla bocca di tutti come imbroglione e ladro. Quando gli faranno il processo sarà tornato sconosciuto a tutti, salvo ai parenti. Ecco, noi volevamo e vogliamo riforme che evitino queste sconcezze, vogliamo quello cui il retino, e tutti i retini come lui, si sono sempre opposti.
Vogliamo una giustizia che funzioni, che sia equa e severa. La sinistra ha difeso i corporativismi togati, s’è giovata delle disfunzioni che inchiodarono gli onesti e mandarono al potere i disonesti, s’è alimentata d’iniquità, favorita da sentenze inesistenti o che restano lettera morta. Senza venir meno all’amore per il diritto, allora, perdonate la bassezza: che se la godano, l’inciviltà che hanno voluto e difeso. Anzi, che le indagini si allarghino mi pare doveroso e terapeutico.

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