Giustizia

Imbroglioni giudicanti

Imbroglioni giudicanti

Che i concorsi siano taroccati, una specie di passaggio obbligato per trasformare i raccomandati in abilitati ed assunti, lo consideriamo più normale che scandaloso. Ci siamo assuefatti ai parenti in cattedra e le amanti in segreteria. Qualche cosa andrà pure per il verso giusto, ma se uno viene a dirci che è bravo, meritevole e desideroso di lavorare, però privo d’appoggi, lo indirizziamo alla Madonna di Montenero, piuttosto che al tentativo d’entrare in una delle corporazioni italiane.
A molti, temo, sfuggono le conseguenze. Scusate la crudezza: ma presto avremo degli imbroglioni incaricati di giudicarci, così come già abbiamo giudici costituzionali che violano la Costituzione, ed hanno anche la faccia tosta di argomentare in materia.
Dieci giorni fa, a Milano, si è aperto un concorso per entrare in magistratura. E’ successo di tutto. Non solo giravano codici commentati, ma anche temi già svolti. Molti sono stati espulsi, e chi ha preso parte mi ha raccontato che, nell’aula d’esame, ci si alzava, si conversava, ci si consultava, senza che nessuno sia intervenuto. In questo guazzabuglio d’ignoranza, meschineria, furbizia pelosa e truffa stanno galleggiando i nostri futuri giudici. Quelli che quando inizieranno la carriera avanzeranno di grado, fino alla fine, senza alcun reale controllo sulla loro preparazione successiva. Del resto, se non la si controlla neanche all’entrata! Ora, vorrei dire a quei quattro mattacchioni, già magistrati, che si sono rivolti all’Onu perché sia rispettata la loro autonomia: è questa la roba che si deve tutelare? è un Csm correntizzato e oscenamente inefficace? è il diritto alla non conoscenza della legge? Gli imbroglioni di Milano se ne fregano della giustizia, vogliono solo un posto sicuro ed un lauto stipendio. Così come gli strapagati giudici costituzionali vogliono solo essere presidenti, sebbene per un tempo ridicolo. Dalla testa alla coda, il pesce puzza in modo disgustoso.
Marciamo nella totale assenza d’etica civile, nel dileggio della pubblica morale. Ne sono vittime i magistrati che studiano e lavorano (e sono tantissimi), i cittadini che pagano per avere un’inesistente giustizia ed il mercato, che finisce in mano ai peggiori. Il punto oltre il quale si ha il dovere della rivolta, secondo me, lo abbiamo alle spalle.

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