Forse ci vorrebbe la penna di Hugo, per raccontare queste storie. O, forse, semplicemente non dovrebbero accadere. Speriamo solo che non passi sotto silenzio, speriamo solo che ciascuno abbia coscienza sufficiente a sentirsi colpevole di quel che è successo.
R.C. aveva precedenti penali, e questo gli rendeva difficile costruirsi una vita normale. Aveva avviato un’attività commerciale, ma, data la fedina penale sporca, non era riuscito ad ottenere una regolare licenza. Così cercava di tirare avanti, con la moglie e la figlia.
A settembre, si sa, riprendono le scuole, i bambini tornano nelle classi. Prima di quel giorno, si sa, i bambini vengono accompagnati in cartoleria, per comperare matite, astucci, quaderni. Tutto il corredo dello scolaro felice. Una volta avevamo la cartella da far durare molti anni, e nessuno di noi si è sentito sminuito per questo. Ora lo zainetto cambia ogni anno, perché cambiano i colori, le mode. E sia, diamo il nostro contributo ai consumi. Il bimbo è felice, e tanto basta.
Già, ma la bimba di R.C. non avrebbe potuto avere tutto questo. Poco male, si sopravvive lo stesso. E’ vero, si sopravvive, ma forse la cosa pesava più al padre che alla figlia. Alla figlia, forse, dispiaceva non avere le cose nuove, ma per il padre era semplicemente insopportabile l’umiliazione di non potere fargliele avere. I bimbi superano e dimenticano, ma R.C. non era più un bimbo. Così entrò in cartoleria, prima dell’inizio delle scuole, e tentò di prendere quel che non poteva comperare : astuccio, matite …. Non fu un furto, perché lo scoprirono. Fu un tentato furto.
La giustizia è talora lenta e bonaria, i pm sono arruffoni ed approssimativi, i giudici non muoiono dalla voglia di lavorare. Ma R.C. ha incontrato una giustizia arcigna ed efficiente, che gli ha presentato il conto di quell’astuccio e matite che la sua bimba non aveva avuto: quattro mesi e mezzo di reclusione. C’è in giro qualcuno che dice che le piccole pene non vengono scontate, c’è in giro tanta gente che non sa quel che dice. E, difatti, ci sarà anche chi potrà pensare che R.C. è stato soccorso e curato, nell’infermeria di Regina Coeli. Invece le piccole pene si scontano, ed a Regina Coeli R.C. è stato trattato come una bestia. Ci ricordiamo di quei presunti medici, spacciatori di droghe legali.
Il giudice di sorveglianza, intanto, negava per quattro volte gli arresti domiciliari, chiesti da un detenuto che stava male, che era stato operato, e che doveva scontare quattro mesi e mezzo. Così R.C. è morto, scosso dai brividi e dai dolori, in cella.
Alla procura della Repubblica hanno aperto un fascicolo contro ignoti. Lo chiudano, anzi, no, prendano delle matite colorate e ci disegnino sopra.