Giustizia

Inappellabile

Inappellabile

Si avrebbe tanta voglia di gridare «Evviva!». Invece ci si deve accontentare di mormorare «E vabbè». Che la prima riforma predisposta dal ministro Nordio sia parziale è normale e non avrebbe potuto essere diversamente. Che vada nella direzione giusta è vero e ha fatto bene una parte dell’opposizione (segnatamente Azione, Italia viva e +Europa) a votare a favore. Tanto più che è la prima coerente con le cose che pensa Nordio, visto che le altre leggine fin qui approvate – sotto forma di decreti legge, per giunta – andavano in direzione opposta, aumentando il numero dei reati e le pene, ovvero quello che Nordio considera inutile se non incivile. Epperò, che diamine, siamo in pieno «Saprei cosa fare, ma non me lo fanno fare».

Il principio più importante è quello della inappellabilità delle assoluzioni, che ha valore in quanto principio ma che la legge approvata nega proprio come principio. Il compito di dimostrare la colpevolezza dell’imputato spetta all’accusa. Contrariamente a quel che molti ripetono, non è l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza ma l’accusa a dover provare a dimostrare il contrario. A questo si aggiunga che la condanna può sussistere solo se si supera ogni ragionevole dubbio. Ma se sono stato già assolto come si fa a non avere il ragionevole dubbio che sia innocente? Per supporre che sia evidente la mia colpevolezza si deve procedere contro il giudice o i giudici che mi hanno assolto, oscillanti fra i totalmente incapaci e i corrotti. Altrimenti – appunto – la cosa si chiude lì, com’è considerato normale nei sistemi accusatori (per chi avesse dei problemi nel compulsare i tomi ci sono molte semplificazioni cinematografiche, fra cui il bello “Il caso Thomas Crawford”).

Tutto questo si regge solo e proprio perché è un principio, quindi del tutto estraneo a quale sia il reato contestato e a chi sia l’imputato. Un principio che era già stato iscritto in legge nel 2006 (legge Pecorella) ma cancellato dalla Corte costituzionale con un ragionamento – a mio avviso sbagliato, ma le sentenze si applicano – sulla parità delle parti. Quindi si trattava di scrivere meglio la legge. Peccato che quella appena varata prevede l’inappellabilità solo per i reati di «contenuta gravità». Il che ammazza il principio ed è una previsione inutile, perché le assoluzioni per reati insignificanti e bagatellari già non vengono appellate. E allora, che riforma è?

Giusto, più che giusto non trascrivere nei brogliacci le intercettazioni relative a terzi che non hanno nulla a che vedere con l’indagine che si sta conducendo. Giusto perché evita la pesca a strascico, che devasta la giustizia ed espone chiunque allo sputtanamento dei propri fatti personali. Ma se nella legge ci scrivi «salvo che non si ritenga rilevante» non cambia niente. Per stabilire se è rilevante si dovrà leggerlo e se è abbastanza succoso, anche senza essere un reato, va a finire che lo leggi direttamente sui giornali.

Bene avere cancellato l’abuso d’ufficio, tanto più che era un’ipotesi di reato capace di produrre indagati e incapace di generare condannati. Ma se la settimana prima reintroduci il peculato per distrazione finisce che se non è zuppa è pan bagnato: il sindaco che dispone un utile intervento con fondi di un altro capitolo, senza che abbia commesso alcun peccato, sarà comunque accusato di un reato.

Bene che a decidere della custodia cautelare siano tre e non uno, ma se si aprono i giornali di oggi si potrà constatare che non serve a granché, se nessuno è mai responsabile di quel che fa.

Un passo avanti. Certo. Bene che si sia fatto. Ma anche un’occasione persa, di farlo veramente. Giustizialismo e garantismo non sono ingredienti di un possibile cocktail, ma sostanze antitetiche. È chiaro che nel governo Meloni convivono – mica soltanto sulla giustizia – linee politiche opposte, ma se i risultati sono questi, beh, la cosa non è confortante.

Attendiamo la separazione delle carriere. La riforma cardine. Se nell’attesa s’evitasse l’inutilità, ecco, non sarebbe male.

Davide Giacalone, La Ragione 12 luglio 2024

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