Un mondo politico popolato da incoscienti, un giornalismo affollato da velinari. Questa fenomenale accoppiata ha partorito la sceneggiata estiva incentrata sulle carceri, di cui una moltitudine di disgraziati ha fatto le spese.
La danza è iniziata nella tarda primavera ed ha avuto il suo culmine a luglio. L’analisi era univoca e da tutti condivisa: le carceri stanno scoppiando, il sovraffollamento è intollerabile, si deve fare qualche cosa. I giornali cominciano a pubblicare servizi su servizi informando l’opinione pubblica d’incidenti, pestaggi, rivolte, condizioni di vita inumane. Certo, fin da subito non si poteva non notare che di quella bomba ad orologeria nessuno dei grandi mezzi d’informazione si era prima curato, nessuno aveva sentito il bisogno di inchieste vere, le nostre denuncie erano cadute nel vuoto e nel dimenticatoio, ma, anche questo sembrava dimostrare che tutto era veramente giunto ad un livello di emergenza assoluta.
Nel mondo politico due proposte prendono piede: c’è chi vuole l’indulto (prevalentemente il centrosinistra), chi l’amnistia (prevalentemente il centro destra). L’indulto cancella una parte della pena, l’amnistia cancella i reati per cui viene data. Subito si leva il grido di dolore dei beoti: è il colpo di spugna per tangentopoli. Ad indicare che con quei provvedimenti si sarebbero insabbiati i procedimenti avviati nei primi anni novanta. Roba da pazzi.
I procedimenti relativi a tangentopoli, sia detto con chiarezza, sono già tutti insabbiati. Non si sente alcun bisogno di palettate aggiuntive. Sono insabbiati proceduralmente, tutti destinati alle assoluzioni o alle prescrizioni. Tutti finiti nel tritacarne di una giustizia che esibisce la forca prima del giudizio, ma, poi, non è in grado di arrivare ad un giudizio neanche dopo anni ed anni. Ma c’è di più: quei procedimenti sono tutti insabbiati nella coscienza pubblica, grazie allo spettacolo offerto dai molti giustizialisti di parte, dai moralisti senza morale, dai profittatori di regime, dall’andazzo collettivo che non sembra mostrare cambiamenti apprezzabili.
L’allarme, quindi, era ed è infondato tecnicamente, riducendosi alla mera speculazione politica di chi ancora vuol guadagnare qualche ulteriore spazio al partito delle procure ed ai suoi illegittimi delegati. Comunque è bastato lanciare l’allarme per mettere paura ad un mondo politico che Gherardo Colombo, pm di mani pulite, definì ricattabile. I non inquisiti di ieri sono i ricattati di oggi. Come dargli torto?
Il Parlamento si trova a dovere discutere le due proposte: indulto ed amnistia. Tutti sanno che non sono affollate solo le carceri, ma anche i tribunali (e tale secondo affollamento deriva da cause strutturali non meno che da una ritmo di lavoro da sombreri messicani: in quelle condizioni, ogni anno, i giudici vanno in vacanza due mesi e non lavorano tutta la settimana). L’indulto avrebbe scarcerato molti detenuti con pene residuali minime, ma non avrebbe neanche affrontato il problema dell’inceppamento della macchina giudiziaria; l’amnistia avrebbe affrontato anche questo secondo problema, ma si doveva far digerire l’estinzione dei reati ad un’opinione pubblica nutrita, negli ultimi dieci anni, a pane e galera.
Risultato: il mondo politico insabbia la discussione, ed i ministri che fino al giorno prima avevano gridato all’emergenza mettono la testa nella sabbia. I giornali che ogni giorno pubblicavano bollettini di guerra dalle carceri cessano di occuparsene e passano agli abbronzanti, più consoni alla preparazione epidermica di non pochi giornalisti.
Sì, certo, la situazione è sempre la stessa, nulla è cambiato. Qualche disperato si ammazza in cella, ma che ci volete fare? basta occultare la notizia. La sanità carceraria fa schifo ed il rischio di epidemie è enorme, ma che ci volete fare? basta non dar rilievo alla cosa. I detenuti vivono in spazi che farebbero orrore in uno zoo, ma che ci volete fare? speriamo che escano presto e poi, comunque, se la sono voluta.
Giriamo pagina, occupiamoci di altro. Lasciamo che incoscienti e velinari si guadagnino la sudata pagnotta.